PALERMO – Una lunga storia di pizzo durata 17 anni. Ad interromperla l’anno scorso furono quattro arresti. Ora arriva la condanna per tre imputati. Si tratta di Salvatore Raccuglia, fratello del capomafia di Altofonte Domenico (16 anni in continuazione con una precedente pena), Salvatore La Barbera (8 anni) e Giuseppe Serbino (6 anni e 6 mesi). La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Wilma Mazzara che ha condannato gli imputati a risarcire i danni alle parti civili: l’imprenditore, assistito dall’avvocato Salvatore Caradonna, e l’associazione Addio Pizzo, assistita dall’avvocato Maurizio Gemelli. Il giudice ha accolto le richieste del pubblico ministero Amelia Luise.
L’operazione nasceva dalle indagini sulla famiglia mafiosa di Altofonte, che aveva già portato nel marzo del 2016, nel corso del blitz “Quattropuntozero”, ad azzerare i vertici del mandamento di San Giuseppe Jato e delle famiglie mafiose dipendenti. C’è un quarto imputato, Andrea Di Matteo, che viene giudicato con il rito ordinario.
La vittima, esasperata e sottoposta a pesanti pressioni psicologiche, ha ricostruito la vicenda. A chiedergli i soldi sarebbe stato La Barbera che poco prima di Pasqua fissò un incontro registrato dalle telecamere piazzate dai carabinieri. Furono immortalate le scene della consegna delle banconote da venti e cinquanta euro, per un totale di cinquecento euro. Proprio mentre si stava allontanando in auto, i carabinieri del gruppo di Monreale lo arrestarono in flagranza.

