CATANIA – Eroici e fondamentali per la sicurezza di cittadini e non solo, anche per lo Stato. Che infatti, come annunciato dal sottosegretario Gianpiero Bocci durante la sua vista di ieri presso i vigili del fuoco di Ascoli Piceno, tramite il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, conferirà la medaglia d’oro alla bandiera dei vigili del fuoco a dicembre, presso la sede delle Scuole Centrali Antincendi. Un riconoscimento che, però, resta formale e non sostanziale come, da anni, chiedono i sindacati di categoria. E non solo dal punto di vista economico – il Conapo lotta da tempo per i 300 euro in meno rispetto alle altre forze dell’ordine riconosciuti ai pompieri – ma anche dal punto di vista della sicurezza, iniziando dalla scarsa dotazione organica, passando per la mancata formazione, arrivando alla condizione delle sedi in cui sono costretti ad operare, in particolare in Sicilia e a Catania.
“Abbiamo un estremo rispetto per il Presidente della Repubblica Mattarella e per l’impegno del sottosegretario Bocci verso i vigili del fuoco – commenta Gaetano Azzolina Segretario Provinciale Conapo VV.F. Catania – ma siamo considerati da troppo tempo un corpo di serie B in quanto a retribuzioni e pensioni e il Governo continua a far finta di nulla. Anche il ministro Alfano non dà risposte. E il paradosso è che continuiamo a ricevere medaglie, attestazioni, lodi e soprattutto le dimostrazioni di affetto dei cittadini – prosegue Azzolina – ma nessuna vera attenzione politica per recuperare la differenza con gli altri corpi. Ci appelliamo a Mattarella, oltre alla medaglia provi lui a far capire a Renzi che il rispetto del Corpo dei vigili del fuoco passa attraverso provvedimenti legislativi che ci equiparano agli altri corpi per retribuzioni e pensioni e non attraverso fotografie e selfie”.
Più di un grido di allarme, al quale si somma quello dell’Unione sindacale di base che, evidenzia tutte le altre carenze subite dal corpo, soprattutto considerato il grande sforzo in termini di uomini e di organizzazione, e l’impegno profuso per le operazioni di soccorso nei luoghi colpiti dal terremoto in Umbria e nelle Marche. “E’ ormai nota la cronica carenza di personale operativo, vigile del fuoco, che affligge tutte le province della Sicilia ed in particolare quella etnea che per collegamenti e traffici più agevolati la vede al centro di grossi problemi gestionali del soccorso tecnico urgente – sottolinea il sindacato che evidenzia come Catania sia la seconda città per numero di interventi pro capite in Italia. In definitiva comunque – continua la nota – ci si è scontrati con un muro di gomma che ha visto nel silenzio la propria difesa”
Secondo l’Usb e il suo rappresentante, Carmelo Barbagallo, la realtà operativa del Comando di Catania sarebbe tra le più complesse d’Italia, per la presenza di insediamenti industriali di terziario avanzato; di un moderno aeroporto (terzo nel Paese per traffico di passeggeri e merci); di un ambito portuale passeggeri e merci rilevanti. “Se poi a ciò si aggiungono i rischi non indifferenti che incombono sul territorio orientale della Sicilia definito ad alto rischio ambientale, sismico e vulcanico- afferma il sindacalista – si fa presto a capire perché tale provincia soffra particolarmente l’attuale situazione di carenza”.
L’Usb non ha timore di parlare di rischi default per la macchina dei soccorsi in caso di necessità o in caso di sisma di intensità pari a quelli che hanno colpito il centro Italia negli ultimi mesi. “Catania – prosegue – di fronte a eventi simili avrebbe perdite enormi, e noi pensiamo che, in caso di calamità, la macchina dei soccorsi non sarebbe adeguata. Il riordino di fatto ha flagellato le risorse facendoci diventare precari del soccorso – continua Barbagallo. Le sedi sicule difficilmente reggerebbero una magnitudo simile: sono vecchie, senza fondi e la manutenzione è quasi zero. Ricordando che le sedi sono fatiscenti, i mezzi obsoleti e di vetustà accertata, il personale è carente e le specialità sono andate in fumo a causa dei continui tagli”.
E i numeri sembrerebbero evidenziare una realtà ancora più drammatica: “Gli standard europei prevedono 1 vigile del fuoco ogni 1000 abitanti – prosegue Barbagallo – invece a Catania siamo uno ogni 15000 mila”.