CATANIA – Antonino Sivirino appuntava tutto in un’agendina. Per i finanzieri è diventata la bussola per indagare e scoprire società fantoccio con indirizzi fantasma.
Le società fantoccio
Il primo indizio della ‘caccia al tesoro nascosto’ dei due imprenditori – indicati come “finanziatori” al clan Scalisi in “cambio di protezione criminale”- è “Ab logistic”. I militari del Gico scoprono che l’Ab logistica srl è stata creata lo scorso autunno e che il civico dove avrebbe la sede legale (Viale Vittorio Veneto, 222) non esiste. Inoltre il rappresentante legale è risultato essere il percettore di reddito di cittadinanza. Inoltre nel conto corrente della società non ci sono movimenti bancari, se non un bonifico di 600 mila euro effettuato Gold Group e Azimut Company, imprese riconducibili proprio ai Severino.
Il secondo inizio è “Prima Log”. Per una strana coincidenza, la Prima Logistica srl è nata lo stesso giorno della Ab. Questa volta il civico della sede legale esiste, peccato però che in via Antonio di San Giuliano 331 ci sia una tipografia e non un’azienda di Trasporti. Anche stavolta il socio unico pare non avere una situazione reddituale molto florida. E nei conti della Prima Logistica sono arrivati 635 mila euro dalle stesse due società. Un mosaico di coincidenze che per il gip ha una sola chiave di lettura: “Le due società” sono riconducibili ad “Antonio e Francesco Siverino”.
La ‘vestizione’ della società estera
Ma non è finita, perché gli investigatori del Gico hanno anche scoperto la “vestizione estera” di della Sive Group, che è stata sequestrata due mesi fa nel corso del blitz Follow The Money. La società è stata incorporata dalla Sive International Group Ltd che ha sede a Sofia, in Bulgaria. Per il gip il rappresentante legale del gruppo bulgaro è “senza tema di smentita, prestanome dei Siverino”.
Porsche e Ferrari
Anche perchè – restando nel solco delle coincidenze – le porsche sequestrate dai finanzieri risultano intestate una al socio della Ltd bulgara e una alla Sive International.
Oltre il brand tedesco, il parco auto dei Siverino comprende anche una Ferrari spider. Il ‘cavallino rosso’ – trovato nel garage della Ag Oil – è risultato intestato alla Express, altra società con sede legale dove sorge un negozio cinese a Catania, con un amministratore che percepisce il reddito di cittadinanza e che non ha nemmeno la patente di guida. L’auto di lusso è stata acquistata inoltre dalla – già conosciuta – Azimut.
Il ‘tesoro’ nascosto
Non solo logistica, come ‘core business’ dei Severino ma anche immobiliare e petrolio. A Cologno Monzese, in provincia di Milano sorge la Petrol Group srl. Documenti, appunti, ricevute, pizzini sequestrati a padre e figlio hanno dato il là al secondo filone dell’inchiesta culminato con due provvedimenti di sequestro (uno di convalida, ndr) firmati dalla gip Claudia Di Dio Datola. La giudice ha affidato le diverse società all’amministratore giudiziario Luciano Modica, già nominato lo scorso febbraio.
Il “bancomat” del clan “Scalisi”
Il raggio d’azione di Antonio e Francesco Siverino, dunque, non si sarebbe fermato ad Adrano. E nemmeno in Sicilia. Avrebbe superato i confini regionali e nazionali, raggiungendo la Lombardia e la Bulgaria. Il Gico della Guardia di Finanza di Catania non ha smesso di indagare dopo l’operazione che ha messo le mani nella “cassaforte” del clan Scalisi di Adrano, che vede ai vertici Giuseppe Scarvaglieri. Gli imprenditori, che con il boss mafioso sono legati da un vincolo di parentela, avrebbero “elargito somme di denaro” agli alleati dei Laudani “rafforzandone il potere criminale”. I Siverino, dunque, non sarebbero “teste di legno” (il Riesame ha annullato le contestazioni di intestazioni fittizie) ma una sorta di “bancomat” della famiglia mafiosa.