"Porto e aeroporto? Non possono restare scollegati dalla città"

“Porto e aeroporto? Non possono restare scollegati dalla città”

I temi della città sviscerati dal presidente del consiglio, Sebastiano Anastasi

CATANIA – Il rompete le righe è scattato la settimana che ha preceduto il ferragosto. Il rientro toccherà temi roventi (ma lontani dalla loro risoluzione) come le eterne vicende di Corso Martiri della Libertà. Nel mezzo, l’intervento del presidente di Palazzo degli elefanti, Seby Anastasi, col quale abbiamo provato a immaginare quale ruolo saprà ritagliarsi l’assise comunale in una Catania che conosce il moto perpetuo di problemi che tendono a cristallizzarsi quasi sempre come emergenze.

“Per me, quella del consiglio comunale è una istituzione di grande garanzia – attacca Anastasi – . Lo penso da sempre. Da quando ero all’opposizione di Enzo Bianco e quando sono stato in maggioranza con Salvo Pogliese. Io vedo consiglieri che sono attenti ai problemi della città”.

Eppure, in certe fasi è parso un consiglio timido nell’approccio a certe vicende.
“Occorre dare il giusto tempo di rodaggio. Per capire i meccanismi dei procedimenti ispettivi e degli atti amministrativi: questo è un consiglio comunale che l’8 agosto si è riunito in question time con ben dodici interrogazioni all’ordine del giorno. Questo è sintomatico”.

Non è vero, allora, che i consigli comunali oggi sembrano avere sempre meno voce in capitolo?
“Il consiglio comunale nelle sue funzioni è stato indebolito da due fattori. L’ingerenza finanziaria che è ovunque. Quando i Comuni si ritrovano ad approvare piani di riequilibrio o proclamare il dissesto, un consigliere comunale ha poco raggio d’azione. E poi, ovviamente, c’è una politica che è più indebolita. Occorrerebbe una riforma totale degli enti locali”.

Proprio a proposito di politica, nel corso dell’ultima seduta ci si è salutati con un scontro proseguito ben oltre i lavori d’aula, tra il suo Mpa e FdI a proposito della Sidra.
“Io sono il presidente del consiglio comunale e credo di avere incarnato il ruolo in modo fin troppo istituzionale. Mi limito a dire che non mi sono mai piaciuti gli scontri tra consiglieri comunali, soprattutto quando si scade sul personale. E proprio perchè si tratta del partito del sindaco e di quello mio, mi lasci dire che preferisco non commentare”.

E allora, fuori dalle beghe di bottega, proviamo a parlare di sostanza: che contributo potrà dare questa esperienza consiliare in una città attanagliata da diverse questioni aperte?
“Lo dico con sincerità: io credo che si stia già facendo un buon lavoro. Anche il personale della presidenza è ridotto ma non si sta risparmiando. Credo anche che siamo da supporto all’amministrazione comunale in quest’opera di recupero e di appartenenza che si sta portando avanti”.

Più concretamente?
“Non ci stiamo tirando indietro rispetto alla questione dei supermercati. Alle vicende legate alle pedonalizzazioni. Sul Bilancio e sul Dup stiamo lavorando senza fermarci. Però una cosa devo dirla”.

Prego.
“Mi sembra necessario sottolineare come le condizioni legate al dissesto abbiano limitato o fatto affievolire, e non poco, quello spirito tipicamente catanese che si registrava anche in consiglio comunale. L’obiettivo massimo è il Piano Regolatore: io auspico che arrivi il prima possibile in aula”.

E non dovesse accadere?
“Se a seguito delle nuove normative occorrerà fare un ulteriore passaggio con Palermo, chiederò che prima di tutto se ne discuta in consiglio comunale. Se si crede nell’istituzione consiliare, allora devi coinvolgere i consiglieri”.

È un messaggio all’amministrazione comunale?
“È un messaggio che l’amministrazione ha già recepito. Un’amministrazione che si è ritrovata con una città piena di problemi e con un dissesto che non si è ancora concluso. Io devo riconoscere che ogni qual volta abbiamo chiamato il sindaco, lui non ha mai fatto mancare la sua presenza”. 

Qual è la sfida più grande di Catania? E che supporto può dare il consiglio comunale?
“Almeno due. Una è quella che ho spiegato il giorno del mio insediamento e rilanciato con una intervista alla vostra testata: il vero problema di Catania è il personale. Per carità, sono stati banditi concorsi ma per un numero che non può bastare. Sono numeri esigui.
Se lo scorso 29 aprile il consiglio non avesse votato quel Bilancio, oggi non si sarebbero potuti mettere in piedi nemmeno quei concorsi”.

Qual è la sua proposta?
“Occorre parlare col governo nazionale e spiegare che così non si può andare avanti. In una città come Catania il personale non è una cosa da niente. Pensate al settore delle attività produttive, dell’urbanistica o di alti punti strategici: non si può rimanere in queste condizioni. La carenza del personale fa solo danno alla città”.

C’è anche una visione della città che non può passare in secondo piano.
“Ed è questa la seconda sfida. Non possiamo continuare a non avere un Piano Regolatore. Noi non possiamo avere un porto che cammina per i fatti suoi, un aeroporto che cammina per i fatti suoi, un piano viario della città che cammina per i fatti suoi.

Lo stesso dicasi per le questioni dell’Etna e del mare. Dobbiamo avere una visione armonica della città che solo il piano regolatore può dare. Lo scorso consiglio comunale, approvando le linee guida del prg si dimostrò all’altezza della situazione: è tutto ancora pubblicato sul sito del Comune. La stessa competenza saprà dimostrarla questa assise comunale”. 


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