Precari dei Comuni appesi a un filo | Scatta la rivolta dei sindaci - Live Sicilia

Precari dei Comuni appesi a un filo | Scatta la rivolta dei sindaci

Lettera di 44 sindaci al governo: impossibile rispettare le scadenze per la stabilizzazione. Incertezza sul destino di 15mila lavoratori.

PALERMO – E’ allarme precari nei Comuni siciliani. Una scadenza imminente mette con le spalle al muro i sindaci che ora rilanciano la palla nel campo della Regione. E nel Messinese annunciano una clamorosa protesta. Il 30 giugno, infatti, i Comuni devono approvare il proprio piano programmatico triennale delle assunzioni per il periodo 2016-2018, pena la decurtazione dei fondi per i precari. Tempi strettissimi e carichi di incertezze, che hanno spinto 44 comuni dell’area metropolitana di Messina a scrivere al presidente della Regione, al presidente dell’Ars, agli assessori all’Economia e agli Enti locali e ai gruppi parlamentari dell’Ars per comunicare la propria intenzione a non firmare il provvedimento.

Le difficoltà dei Comuni sono duplici: da una parte c’è la questione dei dipendenti delle ex Province, che in parte dovrebbero essere assorbiti proprio dai Comuni. Dando vita così a una guerra tra poveri per le stabilizzazioni, che vedrebbe soccombenti i precari da anni impiegati nei Comuni siciliani, un esercito di oltre 15mila persone, molte ormai al lavoro anche da una trentina d’anni. Il secondo problema, ricordano i sindaci firmatari della lettera, riguarda “la grave contraddizione determinata dalla circostanza che i trasferimenti per spese correnti da parte della Regione ai Comuni non sono certi nella tempistica e soprattutto negli importi e dipendono dalla volontà dello Stato”.

Sulla gestione dell’emergenza finanziaria, i sindaci sono assai critici: “Lo Stato si è impegnato a riconoscere 500 milioni alla Sicilia, somme che consentirebbero di chiudere il Bilancio della Regione appena approvato, determinando un vero e proprio condizionamento che assoggetta il governo della Sicilia ad uno stato di asservimento nei confronti del governo nazionale – si legge nella lettera -. Il termine della formazione dei bilanci di previsione dell’anno corrente, individuato nel 30 aprile, in un tale clima di confusione normativa ed incertezza economica si è rivelato impossibile da rispettare”.

“Nessun sindaco è oggi disponibile a contribuire alla creazione di un’emergenza sociale ed economica – scrivono i 44 sindaci del Messinese -. Il numero dei precari, per la maggior parte dei comuni, rispetto alle capacità assunzionali e soprattutto, alle disponibilità economiche, imporrebbe di stabilizzarne un numero ridotto, abbandonando al loro destino coloro che non saranno stabilizzati”. Da qui la decisione dei primi cittadini firmatari di non dare corso “ad alcun programma triennale entro il 30 giugno 2016” e di diffidare l’assessorato “dal trattenere somme relative al c.d. fondo squilibri”.

Hanno aderito all’iniziativa i sindaci di Torrenova, Patti, Capo D’Orlando, Sant’Agata Militello, Gioiosa Marea, Acquedolci, Mistretta, Santo Stefano di Camastra, Capri Leone, Piraino, Naso, Furnari, San Fratello, Caronia, Capizzi, Castell’Umberto, Sant’Angelo di Brolo, Tusa, San Piero Patti, Sinagra, Galati Mamertino, Cesarò, Montalbano Elicona, Oliveri, San Marco D’Alunzio, Alcara Li Fusi, Librizzi, Montagnareale, Longi, Ficarra, San Teodoro, Novara di Sicilia, Pettineo, Militello Rosmarino, Castel di Lucio, San Salvatore Di Fitalia, Ucria, Raccuja, Santa Domenica Vittoria, Mirto, Reitano, Motta D’Affermo, Frazzanò, Floresta, Gallodoro.

La tensione è altissima, insomma, malgrado lo sblocco del mezzo miliardo da Roma. Sulla possibilità di abolire la scadenza del 30 giugno c’era già stata un’interlocuzione tra Anci e governo regionale. Ma all’apertura della giunta non ha fatto ancora seguito un provvedimento. Intanto, una mobilitazione unitaria è fissata per il 30 giugno sul tema dei precari nei comuni, del personale delle Province e della garanzia nell’erogazione dei servizi ai cittadini e coinvolgerà lavoratori ed amministratori locali. Tra le soluzioni allo studio c’è quella dell’agenzia pubblica che assorba i precari da mandare in comando nei Comuni. Ma fin qui si è rimasti nell’ambito dei propositi.


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