CATANIA – Precariato ancora precario. Dopo venticinque anni e nonostante le possibilità date alle amministrazioni, non solo anni fa, ma anche recentemente, di procedere alla stabilizzazione. Succede al Comune di Catania, secondo Luca Crimi, segretario regionale della Uil Funzione pubblica, che contraddice quanto affermato dal vicensindaco e assessore al Personale, Marco Consoli, all’incontro di San Leone e riportato sulle slide mostrate alla platea. Qui compare la voce “avvio alla stabilizzazione per 183 precari”.
Crimi smentisce Consoli e contesta la delibera 202 (LEGGI IL DOCUMENTO) del dicembre 2015, quella con cui la stessa amministrazione comunale individua solo un numero ridotto di persone da stabilizzare. “Non solo si individuano solo 38 precari da stabilizzare – afferma il sindacalista – nel contempo si individuano 12 dirigenti e si dà una mansione superiore a un soggetto dell’amministrazione in maniera illegittima. Anche l’individuazione dei dirigenti – continua – fatta per sei mesi risulta non logica in una pubblica amministrazione che dovrebbe dare continuità nell’efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. Quindi, un dirigente assunto per sei mesi, secondo noi è un intuitu personae e quindi pensiamo ci siano già nomi e cognomi ben definiti”.
Secondo il rappresentante sindacale, non ci sarebbe alcuna certezza neanche del fabbisogno di personale per Palazzo degli Elefanti. “Abbiamo avuto solo un tavolo tecnico tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dell’amministrazione, che hanno fornito un dato sterile, non dando le risorse assunzionali dai tre anni precedenti e tre anni successivi, secondo noi questi dati, se forniti in maniera completa, potrebbero allargare la platea dei precari da stabilizzare a 183”.
Insomma, per Crimi e per la Uil Fp, il cui rappresentante provinciale è Stefano Passarello, il Comune potrebbe stabilizzare tutto il personale precario, ma non vorrebbe. “Manca la volontà politica – prosegue. A oggi, la legge regionale non consente la mobilità del personale della provincia verso gli enti locali, verso i Comuni. Questo fino a al 30 giugno”. Mese entro cui i Comuni dovranno presentare alla Regione il piano per le stabilizzazioni. “Entro quel mese si può presentare il piano assunzionale del Comune per quanto riguarda il precariato, che potrebbe davvero chiudere l’annosa questione che si protrae da oltre 25 anni”.
Il sindacalista evidenzia inoltre come la stabilizzazione non inciderebbe in un primo tempo sui bilanci dei Comuni, perché sarebbe a carico della Regione, attraverso trasferimento di somme. Non farlo porterebbe gli esclusi a condizioni ancora peggiori. “Noi prevediamo la costituzione di unì’altra pseudo società che creerebbe un ulteriore calderone di precariato della Regione – dice ancora Crimi che spiega le motivazioni per cui da Palermo è stato ridotto il capitolo per le assunzioni dei precari. “La Regione taglia i contributi ai Comuni per sollecitare chi può, chi è virtuoso, a fare le assunzioni – afferma. Qualcuno lo ha fatto: Messina che pure è in dissesto ha fatto 283 stabilizzazione perché, per i prossimi tre anni, queste non gravano sui bilanci comunali. Al quarto anno, dopo la stabilizzazione, intervengono le varie intelligenze comunali e la gestione manageriale. Questo è per evitare quello che accadeva prima – prosegue – quando si usavano le somme dei propri bilanci per il precariato per pagare le emergenze quotidiane. Noi, come organizzazione sindacale, abbiamo chiesto la storicizzazione di queste somme, in modo da destinare quei soldi della Regione al precariato e farli diventare “intoccabili”. È successo il finimondo perché i sindaci si sono ribellati, e allora abbiamo proposto come organizzazione sindacale, il taglio dei contributi, per stuzzicare i sindaci che dichiarano di avere la volontà a metterla in pratica”.
Non solo. “A Catania – continua – e i fatti ci danno ragione, si provvede ad assumere soltanto sulla carta, 38 persone, ma in realtà, leggendo un regolamento strano arrivato in segreteria qualche giorno fa, si nota la previsione che sui 38 assunti che vorrebbe fare il Comune, se ne possono assumere solo 2. E chi sono gli altri 36? Non lo sappiamo ma supponiamo che siano intuitu personae. E anche quei due che dovrebbero presi nell’amministrazione comunale, possono essere facilmente individuati. Noi siamo contro questa logica e abbiamo già inviato una lettera al Prefetto per dichiarare lo stato di agitazione, per tutelare quei diritti dei lavoratori, tutti e 183. Perché abbiamo oggi la stessa situazione del 2010 quando la legge permetteva di stabilizzare”. Insomma, la Uil Funzione pubblica non ci sta ed è pronta a farsi sentire.
“Siamo pronti a scendere in piazza con tutti i lavoratori – prosegue Crimi. Faremo di tutto per contrastare in ogni modo la delibera 202 che significa la morte a livello lavorativo di 183 persone che, se non stabilizzate, potrebbero essere “sbattute” ovunque in Sicilia”. Ma che potrebbe portare all’inceppamento della macchina comunale. “Tutto è diventato precario al Comune di Catania: perché ci sono dirigenti, pochi, che hanno troppe responsabilità, guidano troppi uffici. Senza i precari – conclude – quel poco che funziona non funzionerebbe”.