PALERMO – “Per salvare i precari siciliani una soluzione c’è. Eccola”. La Funzione pubblica della Cisl prova a indicare la strada per risolvere la scottante questione riguardante oltre ventimila lavoratori della Pubblica amministrazione. Dipendenti a tempo determinato e Lavoratori socialmente utili che dal primo gennaio rischiano di rimanere senza lavoro.
La proposta è stata illustrata oggi, in occasione del convegno “Precariato in Sicilia, nuovi percorsi e nuove proposte: coniugare impiego stabile e rischio dissesto”, organizzato ai Cantieri culturali della Zisa, a Palermo dalla Cisl Funzione pubblica e dalla Cisl regionale. Era atteso all’evento, il ministro della pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia, che ha dovuto dare forfait a causa degli ultimi eventi di politica nazionale e a seguito dei tragici fatti di Lampedusa, ricordati con un minuto di silenzia della folta platea giunta al gonvegno. All’incontro-dibattito prevista erano presenti, oltre ai vertici Cisl anche gli assessori regionali, delle Autonomie locali (Patrizia Valenti) e dell’Economia (Luca Bianchi), il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Francesco Verbaro, docente nella Scuola superiore della pubblica amministrazione. I rappresentanti del governo sono apparsi in sintonia con le proposte avanzate dal sindacato, mentre il sindaco di Palermo ha lanciato una stoccata a distanza al ministro D’Alia: “Non si vergogni di essere siciliano”. Al quale è seguita l’immediata replica: “Lui invece si vergogni, visto che per anni ha speculato sulla povere gente”.
Ma il convegno è stata soprattutto l’occasione per tracciare, come detto, la strada per la possibile e attesissima stabilizzazione di migliaia di lavoratori siciliani. “Che la Sicilia – spiega il segretario generale della Fp Cisl Gigi Caracausi – possa ottenere finanziamenti o trattamenti particolari in termini di patto di stabilità dal governo nazionale ci sembra pura utopia. La via da percorrere deve essere un’altra”. Una soluzione fondata su un vero e proprio Piano industriale che consenta l’assorbimento dei precari nel corso dei prossimi cinque anni. “Fermo restando le ipotesi messe in campo finora dal governo regionale, la nostra proposta – spiega Caracausi – punta verso un’altra direzione”. E la direzione consiste nel passaggio della potestà contrattuale riguardante i precari degli enti locali, nelle mani della Regione. “Serve – precisa infatti Caracausi – la creazione di un bacino unico regionale dei lavoratori. La Regione dovrà gradualmente guidare la stabilizzazione nei vari enti pubblici. Anche in considerazione del fatto che l’identikit istituzionale della Sicilia sta cambiando: le Province non esisteranno più, alcuni Comuni verranno inglobati nelle città metropolitane. Insomma, una regia unica centralizzata, certamente, renderebbe più snelli e veloci i fenomeni di assorbimento dei precari”.
Non solo idee, ma anche “numeri”, quelli proposti dalla Cisl Fp, che indica anche le risorse finanziarie per far fronte a queste assunzioni: “Oltre ai 320 milioni previsti annualmente per gli stipendi dei precari – spiega Caracausi – crediamo che una lotta serrata agli sprechi, all’evasione fiscale e l’abbattimento di alcuni costi come quelli riguardanti gli affitti, potrebbero consentire il recupero di un altro centinaio di milioni”. Insomma, la via più credibile è questa, secondo la Cisl. E la proposta verrà formalmente presentata nella mani del governatore, questa sera. Un passaggio non solo simbolico. “Sia chiaro – precisa Caracausi – ogni tavolo tecnico tra governo regionale e nazionale non dovrà e non potrà escludere i sindacati”.
“Intendiamo – spiega Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia – discutere con il governo regionale e con quello nazionale la nostra proposta che punta a una strategia su tre livelli, per dare soluzione definitiva alla vicenda del precariato”. Nell’Isola il bacino dei precari negli ultimi 25 anni si è gonfiato a dismisura fino a contare 22 mila persone, rileva la Cisl che segnala che i precari degli enti locali lavorano dentro a istituzioni strangolate nella stragrande maggioranza da crisi economica, vincoli di legge e mancanza di risorse. Ma i precari, ripete la Cisl, “svolgono servizi essenziali e hanno il diritto di veder trasformato il loro rapporto di lavoro, in occupazione stabile”.
Da qui la strategia su tre livelli che muove dalla premessa che “è demagogica e impraticabile – spiega Bernava – l’idea che basti una legge a creare lavoro sicuro”. I tre livelli sono, informa la Cisl: quello negoziale, quello amministrativo e quello, appunto, normativo. Il primo fa leva sull’articolo 16 del Dl 98/2011 che impone alle amministrazioni pubbliche di definire, attraverso il confronto col sindacato, un piano triennale di razionalizzazione dei servizi, impiegando il 50% dei risparmi di gestione nel miglioramento dell’offerta e nel salario di produttività. “La Cisl – afferma Bernava – vuole attingere a queste risorse per sciogliere il nodo del precariato”. Il livello amministrativo riguarda la spending review e la riduzione, a valle della discussione col sindacato, dei fattori che generano deficit. Il piano normativo ha a che fare con la discussione in corso nel Parlamento nazionale.
Il governo: “Sì al bacino unico”.
E le proposte della Cisl sono state fatte “proprie” dal governo regionale, attraverso le parole degli assessori Valenti e Bianchi: “Quella del bacino unico – spiega Patrizia Valenti – potrebbe essere una buona idea. Certamente – aggiunge – il decreto D’Alia ci fa compiere alcuni passi in avanti. Intanto, riapre alle assunzioni. E dà un termine di tre anni, per gli enti con le ‘carte in regola’ per stabilizzare i propri precari”. “Queste proposte – ribadisce Bianchi – erano stata avanzate anche da me al governo nazionale. Per adesso quello della stabilizzazione dei precari non è un problema finanziario, c’e’ prima da risolvere quello normativo. Il decreto D’Alia così com’è non consente di avviare un percorso di stabilizzazione per un numero di precari così alto come quello della Sicilia o lo consentirebbe per un numero ‘impossibile'”. Serve innanzitutto – ha aggiunto – una riforma normativa, quindi degli emendamenti al decreto D’Alia da fare al più presto. Le risorse finanziarie le abbiamo trovate anche l’anno scorso, cercheremo di trovare una copertura, ma il problema è creare le condizioni per farlo”. Bianchi ha anche sottolineato che “tra i limiti dell’attuale governo non c’è solo la gestione dei rapporti con la maggioranza. Ma anche e soprattutto quelli con le parti sociali”. Quindi Bianchi ha sdrammatizzato con una battuta: “Se vi può consolare – ha detto – in questo momento mi sento un po’ precario anch’io”.
E la proposta del bacino unico convince anche fette della politica. Presente al convegno, infatti, il deputato regionale del Partito dei siciliani Vincenzo Figuccia ha affermato di “condividere la proposta oggi avanzata da più parti sulla necessità di creare un bacino unico ad esaurimento, che permetta alle Amministrazioni di poter programmare al meglio
l’utilizzo di questi lavoratori mettendo finalmente la parola fine ad un’altalena di provvedimenti che dura da troppo tempo”.
Lo scontro a distanza Orlando-D’Alia
Nonostante l’assenza al convegno, il ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia è stato comunque protagonista “involontario”. D’Alia infatti è stato chiamato in causa direttamente dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che, dopo aver sottolineato che “i Comuni non sono ‘centri di spesa’ ma enti che erogano servizi: se tagli risorse ai Comuni togli i servizi ai cittadini”, ha lanciato una stoccata al ministro: “”Credo che immaginare – ha detto – un tavolo permanente tra Regione, comuni, parti sociali e governo nazionale potrebbe non far vergognare il ministro D’Alia di essere siciliano. Ma D’Alia non deve vergognarsi di essere siciliano e di spiegare a Roma che la Sicilia è diversa dal Varesotto o dal Piemonte”. Non si è fatta attendere la replica “a distanza” del ministro: “”Il sindaco Orlando – ha detto D’Alia – è talmente distratto dal suo egocentrismo da non sapere che il tavolo sui precari tra Funzione Pubblica e Regione Siciliana è al lavoro già da un mese. E che al Senato stiamo lavorando su alcune ipotesi di soluzione ai problemi dei contratti a termine in Sicilia. Io – dice D’Alia – non mi vergogno di essere siciliano, mentre lui farebbe bene a vergognarsi, visto che è stato tra i principali artefici di un sistema clientelare che ha speculato sulla povera gente, alimentando nelle sue molteplici esperienze di sindaco sacche di precariato che ha lasciato senza alcun concreto sbocco occupazionale”.