MESSINA – Dal ‘fotocopiatore seriale’, già stipendiato dal Consorzio autostrade, che incassava 200 euro per ogni progetto fotocopiato, in orario di lavoro, in triplice copia, all’ingegnere direttore dei lavori che incassava, oltre allo stipendio di dirigente, 7mila euro netti al mese per la redazione di progetti “fantasma”. Secondo gli investigatori al Consorzio autostrade siciliano gli sprechi erano all’ordine del giorno. La nuova inchiesta della Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino ipotizza che la spartizione fosse a tutti i livelli. Tutto avveniva grazie alla normativa che consente di “gestire” il 2% del valore a basa d’asta dell’appalto per la direzione dei lavori e la progettazione esecutiva, cioè somme da saldare a lavori completati. Al Cas, al contrario, in molti appalti verificati dagli investigatori, le somme sarebbero state corrisposte senza alcuna progettazione: gli uomini della Dia, coordinati dal magistrato Sebastiano Ardita, quando hanno chiesto copia dei progetti realizzati, molto spesso non hanno ricevuto alcunché.
LE INTERCETTAZIONI – C’è un’intercettazione che spalanca, agli investigatori della Dia, il meccanismo di spartizione di premialità taroccate tra dirigenti e dipendenti del Consorzio Autostrade. Un’intercettazione che avviene ai piani altissimi del colosso regionale che gestisce le principali arterie stradali dell’isola. Il 17 settembre del 2013 squilla il telefono del commissario Antonino Gazzara, nominato subito dopo Anna Rosa Corsello, alla guida del Cas, a chiamare è Giovanni Nicola Lania, uomo di fiducia e dipendente, che si lamenta delle elargizioni di denaro, “a titolo di incentivo progettuale – scrive il magistrato Sebastiano Ardita – a vantaggio anche di semplici collaboratori amministrativi del tutto estranei a qualunque tipo di collaborazione a progetti, ma ugualmente beneficiari di somme di denaro perché segnalati da alcuni dirigenti del Cas”. Funzionari compiacenti “segnalati” da dirigenti per entrare nel dorato mondo dei soldi facili di mamma Regione.
Lania, mentre le cimici della Dia registrano, spiega che nell’ufficio dell’ingegnere Maurizio Trainiti, direttore generale del Cas, Maria Lo Nostro, altra funzionaria, si era lamentata della “distribuzione degli incentivi”. Il dipendente sottolinea che “è scandaloso quello che ancora oggi si ripete”, spiegando che l’ingegnere Trainiti – non indagato – “aveva firmato incentivi progettuali di 5mila euro per persone che non hanno mai lavorato o che non hanno mai avuto potere determinante in questi progetti o di sola collaborazione”.
“Per quattro progetti di incentivi progettuali – lamenta il dipendente – sono state liquidate somme che arrivano fino a 5mila euro per semplici collaboratori amministrativi”, una condotta che avvantaggerebbe alcuni soggetti “solo perché sono sponsorizzati da Magnisi, Schepisi o da Puccia si portano a casa migliaia di euro”.
Lania parla di “vergogna a vantaggio esclusivo dei soliti nomi di gente che nulla hanno a che fare con questi progetti”. Gazzara non commenta, ma gli investigatori documentano “che interverrà concretamente nei confronti di Trainiti”. Il funzionario Lania vuota il sacco il giorno dopo: “Il pesce fa puzza dalla testa e qua il meglio ha la rugna”.
Nomi e cognomi. “L’ingegnere Sceusa – dice Lania – si pregia di liquidarsi incentivi progettuali di cifre esose, molto esose” e specifica che “oggi sono all’incasso, sono stati portati all’ufficio stipendi nove progetti di cui cinque a firma Frisone e 4 a firma Sceusa”. “Lei veda gli importi – dice Lania al commissario – dia disposizione all’ufficio stipendi di farsi stampare l’elenco di tutti i progetti da due anni a questa parte e lei noterà…”.
Gazzara viene intercettato mentre parla con Trainiti, evidenziando di aver raccolto lamentele per la “liquidazione di incentivi progettuali che in alcuni casi ammontavano a cifre superiori allo stipendio”. La Dia scoprirà che, in molti casi, le attività spacciate per progetti speciali in realtà rientravano nell’ordinaria amministrazione. In pratica, chi faceva parte del sistema Cas – gli inquirenti ipotizzano siano 57 funzionari, cioè un dipendente su 6 – riusciva a raddoppiare o addirittura triplicare lo stipendio.
Gazzara ci va giù duro: “Scorza ha liquidato 20mila euro da una parte, Sceusa ha liquidato 72mila euro, Frisone ha liquidato 48mila euro, Maddocco ha liquidato 30mila euro e gioca nel corridoio dicendo “io non faccio lo straordinario” e certo che non lo fa più, perché è più dello stipendio!”.
A questo punto della conversazione, Gazzara e Trainiti si confrontano su quali fossero i progetti inviati alla ragioneria per la liquidazione, il commissario sa che si tratta di “sette progetti, ce ne sono due 2010, due 2011, due 2013 di Sceusa, sette di Frisone, se li sono liquidati con assoluta premura”.
Gazzara ritiene che la celerità utilizzata per le liquidazioni degli “incentivi” “fosse riconducibile al fatto – scrive il magistrato Ardita – al fatto che dovevano essere spesati, con l’assenso dell’allora commissario straordinario Corsello, prima della nomina di Rosario Faraci alla presidenza del Cda”. “Se lo liquidano uno alla volta – si legge negli atti di cui Livesicilia è in possesso – se lo liquidano e che stanno liquidando, facciamo la figura che si liquidano prima che il consiglio… come quando ha fatto la Corsello, per farglieli scomparire a Faraci”.
I magistrati ritengono che “i due dirigenti sono ben a conoscenza di quello che è accaduto e che si è verificato”, tanto che Gazzara chiede a Trainiti “come possiamo arginare questa lordura? Non l’errore, come possiamo fare perché questi mi si bruciano fra tutti, come possiamo fare che non siano sempre gli stessi, almeno che tu non mi dici, ognuno si sceglie i suoi, basta, allora non possiamo fare niente”.
Trainiti si ripromette di fare qualcosa, ma pochi giorni dopo è sempre Lania al telefono a raccontare di aver ricevuto lo sfogo di “Walter Zampogna, che è venuto da me, a dirmi che è andato a trovarlo Maddocco, guarda caso, vantandosi che lui questo mese ha percepito qualcosa come 8mila euro di incentivi progettuali lordi”.
Lania ha capito tutto e annuncia a Gazzara che il gruppetto delle progettazioni stava puntando su grandi affari. “Maddocco sta buttando le basi sul viadotto Ritiro, dove prevede di guadagnare 50mila euro”. Il commissario allarga le braccia: “Perfetto, che il signore lo aiuti, io non ci posso fare niente e non intendo occuparmi di incentivi progettuali”.
I VERBALI – Solo 7 dipendenti su 59 originariamente indagati, hanno accettato di rispondere alle domande degli investigatori della Dia. Molti di loro hanno ammesso di aver percepito fondi di progettazione per normali attività di lavoro. Alcuni hanno ricevuto soldi a loro insaputa, altri si limitavano a fare fotocopie.
Gli inquirenti hanno rinvenuto “elaborati grafici molto elementari non ascrivibili a un progetto, privi di sottoscrizione”. Manca “ogni evidenza oggettiva in merito a formali disposizioni di servizio, verbali di constatazione e accertamento delle quantità e delle qualità dei lavori effettuati”.
Carte alla mano, ben 2milioni di euro hanno alimentato il sistema delle progettazioni
TUTTI GLI INDAGATI E LE CIFRE CONTESTATE – Giovanni Arnao (1961) 2.336,02 euro più 9.779.36 euro , Baldassare Arrigo (1963) 4.632 euro, Agostino Bernava (1949) 2.449 euro, Francesca Bongiorno (1963) 1.200 euro, Amedeo Branca (1959) 5465 euro, Orazia Campanino (1947) 2.651 euro, Antonino Cannatella (1946) 3.024 euro, , Anna Maria Carbone (1963), Lucia Cicero (1954), Carmelo Cigno (1948) 86.700 euro più 24.812 euro, Baldassare Ciraolo (1957) 3.319,41, Costantino Crisafulli (1947) 3.805,80, Paolo Currò (1953) 871,27, Santo D’Amico (1963) 5.792,94, Antonino D’Arrigo (1959) 3.687,93, Amedeo Finocchiaro (1952) 1.268,81, Letterio Frisone (1953) 32.223,10, Giovanni Giaimo (1965) 4.632,84, Francesco Giardina (1957) 3.844,17, Giacomo Giordano (1948) 6.703,31, Carmelo Indaimo (1946) 67.587,24, Vincenzo Irrera (1976) 4.892,68, Antonino La Corte (1964) 5.048,55, Giovanni Nicola Antonio Lania (1954) 4.214,73, Antonio Lanteri (1953) 45.362,59, Giuseppe Lanzafame (1946) 7.685,65, Antonino Liddino (1948) 36.952,02, Maria Lo Nostro (1954) 4.203,77, Mario Lo Turco (1964) 5.753,59, Ernesto Maddocco (1952) 10.227,87, Stefano Magnisi (1953) 14.872,66, Corrado Magro (1947), 113.121,08, Antonino Mamazza (1946) 3.153,15, Serafina Martorana (1970) 1.595,69 , Clorinda Mifa (1964) 3.844,17, Alberto Offerente (1960) 2.942,37, Domenico Perone (1960) 6.699,42 , Carmelo Pintaudi (1961) 6.714,07, Giuseppe Potenzone (1943) 1.059,42, Angelo Puccia (1960) 39.638,80, Paolo Rinauro (1948) 1.204,38, Gaspare Sceusa (1955) 158.545,80, Alfonso Schepisi (1952) 114.380,80, Filadelfio Scorza (1959) 3.409,89, Angelo Sottile (1953) 217,82, Antonino Francesco Spitaleri (1949) 43.173,41, Pietro Antonino Urso (1945) 1.059,42, Giovanni Uscenti (1959) 3.229,01, Barbara Vinci (1956) 5.562,65, Walter Zampogna (1959) 622,42, Salvatore Paolo Zumbino (1956) 1.600,53, Anna Sidoti (1972) 47.998 euro, Mariano Giuseppe Calderone (1966) 3.844,17, Maria Restifa (1947) 1.433,32, Giuseppe Rotondo (1946) 3.844,17, Santarita De Domenico (1963) 355,25, Francesco Rizzo (1954) 217,88..