26 Gennaio 2019, 11:09
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PALERMO – Gli eventi in ricordo di Mario Francese, nel quarantesimo anniversario dall’uccisione del cronista, si concludono con la cerimonia di premiazione del concorso intitolato al giornalista e a suo figlio Giuseppe.
Ad aggiudicarsi la ventiduesima edizione del premio “Mario Francese” è stata la giornalista toscana Lucia Goracci, quello intitolato a “Giuseppe Francese” è andato al siciliano Paolo Borrometi.
Da quest’anno c’è anche il premio “Giuseppe Francese alla memoria” consegnato alla madre del giornalista calabrese Alessandro Bozzo, suicidatosi dopo la violenza privata subita dal suo editore.
Tra i premiati anche tre scolaresche che hanno partecipato a un concorso sull’informazione per i giovani. Il primo posto è andato al liceo classico Bonaventura Secusio di Caltagirone, al secondo ex aequo il liceo classico Ruggero Settimo di Caltanissetta e lo scientifico Benedetto Croce di Palermo.
Ad aprire la mattinata un’apprezzata performance di Salvo Piparo che ha interpretato un testo di Felice Cavallaro. La piece ha fatto rivivere con gli occhi di Giulio Francese i momenti in cui il giovane giornalista di allora ha scoperto l’assassinio del padre.
Poi Francese, oggi presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, ha descritto con le sue stesse parole quegli attimi.“Era – ha ricordato nella commozione – il mio primo delitto di mafia e lo stavo affrontando con la freddezza che deve caratterizzare un cronista quando trova una notizia, poi ho alzato il lenzuolo e ho scoperto mio padre. È stato tremendo. Oggi – ha poi proseguito – siamo qui per raccontare ai ragazzi quello che è accaduto. Per dire loro che la Sicilia è terra di mafia ma è pure gente che non si è voltata dall’altra parte e ha piuttosto continuato a combattere la buona battaglia”.
Sul palco del Santa Cecilia, dove si è svolto l’evento, si sono succeduti numerosi interventi. Hanno portato i loro saluti Giovanna Marano in rappresentanza del sindaco di Palermo, Toto Cordaro a nome del governo regionale e Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei giornalisti nazionale.
L’intera premiazione ha avuto come temi la memoria e il presente dell’informazione. Un presente in cui accade che i giornalisti di inchiesta vengano uccisi. Lucia Gorazzi corrispondente in Turchia, non ha potuto ritirare il premio di persona ma ha raccontato a telefono quello che accade nella penisola anatolica e ricordando la centralità dei fatti nel mestiere del cronista: “Mi piace parlare di fatti perché questi sono importanti: sono rigorosi e sono scomodi”.
A Paolo Borrometi è stato attribuito il premio “Giuseppe Francese” per avere dato “prova di un impegno concreto capace di colpire quella che ha chiamato la “mafia invisibile”. “Un giornalista non può che andare avanti – ha detto Borrometi – Il nostro infatti non è solo lavoro che esprime il diritto alla libera manifestazione del pensiero sancito dall’articolo 21 della Costituzione ma è il lavoro che consente la libera informazione a cui tutti i cittadini hanno diritto”. Poi ha dedicato il premio a Giulio Regeni e a Nino Di Matteo.
Tra quelli che sono saliti sul palco anche Giuseppe Governale, direttore della Dia. Con lui è stato realizzato un piccolo talk show per parlare della mafia oggi. “In questo momento – ha detto in un passaggio del suo intervento – qualcuno parla di inabissamento della mafia. Io credo che la mafia non sia inabissata ma sia nascosta. e lo è perchè è in difficoltà grazie allo straordinario lavoro delle nostre forze di polizia e dei nostri magistrati.Dobbiamo – ha continuato Governale – riprendere la lotta culturale: di mafia non si parla abbastanza”.
Infine è stato di nuovo il momento della memoria. L’ultimo premio è stato dato al ricordo di Alessandro Bozzo, il cronista di Cosenza è morto suicida. Bozzo è stato “messo ai margini – così recita la motivazione del premio – e maltrattato con conseguenze devastanti per la sua vita personale e familiare. Il prezzo che ha pagato è stato altissimo, finché le corde dell’ostinazione e della speranza si sono spezzate. La sua morte denuncia l’abbandono in cui versa il mestiere in alcune zone d’Italia, la precarizzazione disperante, il cinismo di certa editoria, il disprezzo per la dignità professionale e umana”.
Ha ritirato il premio la madre che ha raccontato di come suo figlio sia stato lasciato solo per la scomodità dei fatti di cui dava notizia. “Non lasciate sole le persone in difficoltà e siate coraggiosi. – l’appello della donna che ha poi ammesso – ho temuto che la vita di mio figlio fosse finita invano ma questo non è accaduto grazie al libro ‘L’altro giorno ho fatto quarant’anni’ di Lucio Luca. Raccontare i fatti ha consentito che la vita di mio figlio non cada nell’oblio”.
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26 Gennaio 2019, 11:09