C’è un elemento che non cambia, qualunque sia l’amministrazione comunale: Mondello si allaga alla prima pioggia un po’ più robusta. E non si allaga con volumi normali di acqua. Diventa propriamente il bagnetto di casa ridotto a laguna. Un po’ di Venezia. Anzi, un po’ di Palermo. E’ un revival che non sorprende mai allo scoccare seppure tardivo dell’autunno. Amiamo tanto il mare, noi cittadini di questa ridente capitale del Sud. E così, quando il tempo muta e non possiamo più tuffarci nell’accogliente spiaggia libera, con reperti di lattine di Coca Cola dei primi del Seicento, Mondello si inventa uno stupore di inondazione che nessuna idrovora e nessuno promessa sindacale (cioè del sindaco pro tempore) è a oggi riuscita a placare.
Non sapevamo se essere più commossi o felici, stamattina, immersi negli spettacoli spettacolosissimi che la pioggia e i marciapiedi inzuppati ci hanno offerto, mentre remando tentavamo di raggiungere disparate destinazioni. Naumachie, coreografie, giochi d’acqua delle belle epoche andate, scrosci torrenziali, incolonnamenti multipli, variopinte clacsonate e capocciate (sul parabrezza) da competizione. I più furbi erano partiti in canotto la sera prima, prevedendo il tutto, però sono rimasti bloccati lo stesso all’altezza del bar Galatea, subito rifocillati con caffè e cornetto da alcuni addetti al salvamento.
Non sapevamo più chi ringraziare, nella contemplazione di uno sfacelo che immancabilmente si avvera, come il prodigio del sangue di San Gennaro. Mondello, con i primi freddi, cessa di essere una porzione della città. Si trasforma in monumento alla desolazione, abitato da pescatori, corridori e cani randagi. E’ forse consolante o forse raccapricciante gustare il perpetuarsi delle peggiori tradizioni. Mondello, come Palermo, non cambia. Piove sul piovuto.