PALERMO – La drammatica scena della strage e la fase iniziale delle indagini sull’eccidio di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, sono stati oggetto della deposizione dell’ex funzionario della Dia di Caltanissetta Fernando Buceti che oggi ha deposto davanti alla corte d’assise che celebra il quarto processo sull’attentato. Imputati, i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Calogero Pulci e Francesco Andriotta. Buceti, tra l’altro, ha parlato della cosiddetta pista del castello Utveggio, la sede del centro di formazione Cerisdi, che da alcuni venne ritenuto il punto di osservazione dal quale sarebbe stato dato il via libera alla strage.
L’ex funzionario ha raccontato come da subito la tesi fu accantonata in quanto ritenuta infondata e che le telefonate tra uno dei personaggi coinvolti nelle indagini, Gaetano Scotto – tra i sette condannati all’ergastolo ingiustamente per cui sarà fatto il processo di revisione – e il Cerisdi, risalivano in realtà a febbraio del 1992. Cinque mesi prima dell’eccidio. Al centro della testimonianza anche la vicenda dell’agenda rossa, il diario di Borsellino, sparito dalla valigetta trovata nell’auto del magistrato. Buceti ha raccontato di avere saputo da un ufficiale dell’Arma, Marco Minicucci, che l’allora capitano Giovanni Arcangioli, indagato e scagionato per la sparizione dell’agenda, avrebbe visionato e gli avrebbe descritto il contenuto della borsa. Particolare inedito visto che Arcangioli, immortalato mentre si allontanava con la valigetta, ha detto di non avervi mai guardato dentro. Il processo prosegue domani pomeriggio.