CATANIA. E’ ripreso stamani davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania il processo per truffa aggravata ed abuso d’ufficio che vede imputati gli ex manager dell’Azienda sanitaria di Catania Antonio Scavone, Giovanni Puglisi e Giuseppe Calaciura e l’amministratore unico della Solsamb srl, Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro. Reati contestati nell’ambito dell’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa, sull’affidamento senza gara d’appalto del sistema di informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza, inaugurato nel novembre del 2010 all’ospedale “Sant’Isidoro” di Giarre. Presenti in aula solo Melchiorre Fidelbo e Giovanni Puglisi.
Nel corso dell’udienza, durata oltre quattro ore, hanno deposto i primi tre testimoni dell’accusa: Roberto Lagalla, ex assessore regionale alla Sanità, Maria Antonietta Bullara, ex dirigente del dipartimento regionale per le Infrastrutture, lo Sviluppo e l’Innovazione e Duilia Martellucci, uno dei due funzionari incaricati dall’ex assessore regionale alla Sanità Massimo Russo di compiere un’indagine conoscitiva sull’affidamento dell’appalto in questione.
L’ex assessore Lagalla, rimasto in carica fino al febbraio del 2008, ha ricostruito solo le fasi preliminari della programmazione, quelle immediatamente successive all’emanazione del decreto ministeriale, il 10 luglio del 2007, contenente le linee guida per la sperimentazione del modello assistenziale delle case della salute, poi trasformatesi con la legge 5 dell’aprile del 2009 in Presidi territoriali di assistenza. L’allora ministro alla Salute Livia Turco si proponeva di porre un freno all’eccesso di ospedalizzazione, nell’ottica di un risparmio delle risorse, con un progetto cofinanziato da Stato e Regioni di integrazione territoriale dei servizi sanitari.
Ma nel novembre del 2007 avviene un fatto definito anomalo dall’ex dirigente dell’ISI Bullara. Parallelamente partono alla volta del Ministero della Salute due linee programmatiche, una inviata dall’assessorato regionale alla sanità che individua nel distretto di Palagonia il luogo dove far sorgere la casa della salute in provincia di Catania, ed una dall’ispettorato regionale alla sanità che indicava invece il distretto di Giarre.
Maria Antonietta Bullara ha raccontato che nel 2008 Melchiorre Fidelbo interloquiva frequentemente con l’assessorato regionale alla sanità, sollecitando la delibera di giunta di cofinanziamento del progetto, senza il quale Roma non avrebbe sbloccato i finanziamenti. Secondo il legale Pietro Nicola Granata queste sollecitazioni erano giustificate. “Il mio assistito è il soggetto che ha redatto il progetto insieme alla Asl ed ha interesse in maniera ufficiale che vada avanti – ha dichiarato l’avvocato Granata – Un progetto presentato con il consorzio Sda, struttura cui la società Solsamb è partecipe in modo cospicuo, e che poi viene assegnato dal consorzio alla stessa Solsamb. Ciascuno di questi movimenti del mio assistitito – ha concluso Granata – avviene pubblicamente alla luce del sole, perché Melchiorre Fidelbo è il realizzatore del progetto fatto proprio dall’Asl”.
L’ultimo testimone Duilia Martellucci ha ripercorso, invece, la fase ispettiva avviata su richiesta dell’assessore alla sanità Massimo Russo e conclusasi con una relazione nella quale si evidenziava come l’affidamento dell’informatizzazione del Pta di Giarre presentasse profili di illegittimità. Relazione che aveva poi portato alla revoca dell’appalto del valore complessivo di un milione e 600mila euro per cinque anni.
Nella prossima udienza, fissata per il 26 novembre, saranno ascoltati altri due testimoni dell’accusa, l’allora dirigente dell’ispettorato regionale alla Sanità, Saverio Ciriminna, e l’ex funzionario regionale responsabile dei bandi, Maurizio Guizzardi.