PALERMO – Ordinanza annullata. Il poliziotto dell’ufficio scorte Dario Pandolfini ieri sera, poco dopo le ventidue, ha lasciato gli arresti domiciliari. È coinvolto nell’inchiesta per lo sfruttamento della minorenne che si faceva chiamare Naomi e che sarebbe stata costretta a prostituirsi da Dario Nicolicchia.
La scarcerazione è stata decisa dal tribunale del Riesame che ha accolto l’istanza dell’avvocato Marcello Montalbano. Non si conoscono ancora le motivazioni. La partita al Riesame si gioca sulle esigenze cautelari. Potrebbe essere venuta meno una delle due ipotesi in ballo: la reiterazione del reato o l’inquinamento delle prove. Il pericolo di fuga non è stato mai contestato.
Pandolfini, come altri indagati, ha già reso interrogatorio. Ad inguaiarlo è stato un collega. Così parlava al pm Claudio Camilleri dell’assistente capo Pandolfini, che per un periodo ha scortato Maria Falcone: “… nel corso del precedente interrogatorio non ho detto tutta la verità, ho omesso di riferire come ho realmente conosciuto la coppia che a me era nota con i nomi Walter e Naomi, ma oggi voglio raccontare tutta la verità. Tra il 2013 e il 2014 un mio collega dell’ufficio scorte di nome Dario Pandolfini mi raccontò che tramite il finto profilo Facebook che aveva creato aveva contattato il profilo ‘coppietta monella’ e per questa via aveva convenuto un incontro con una coppia di giovani che lui riferiva essere ‘aperta e perversa’. Mi raccontò di avere intrattenuto un rapporto sessuale con questa ragazza alla presenza del fidanzato e che al termine di questo rapporto aveva dato loro un ‘regalo’, facendomi intendere che si trattava di una somma di denaro”.
Circostanza confermata dallo stesso Pandolfini che però ha sempre negato avere fatto da tramite fra la minorenne e altri due clienti a differenza di quanto gli viene contestato dai magistrati. Il pm e i poliziotti della sezione reati contro i minorenni della Squadra mobile sono convinti che siamo di fronte ad un giro di prostituzione. La minorenne, nel 2014 aveva sedici anni, sarebbe stata costretta a vendere il proprio corpo da Nicolicchia, pure lui finito in manette. Poi, alcuni clienti, tra cui Pandolfini, sarebbero diventati dei mediatori per incontri con altre persone. Una catena del sesso che avrebbe coinvolto una quarantina di soggetti, tra cui stimati professionisti, avvocati e medici. Da qui l’accusa per Pandolfini di induzione alla prostituzione minorile.