CATANIA – Volevamo andare con loro a conoscere il mondo della strada. Un microcosmo parallelo pieno di storie: prostitute per scelta, ma soprattutto schiave e donne “messe in vendita”. Le operatrici di strada dell‘Associazione Penelope, però, ci hanno detto di no. Un diniego cortese ma che accettiamo, perché la nostra presenza potrebbe far sgretolare il duro lavoro di mesi. “Siamo probabilmente anche un po’ rigidi rispetto a questa cosa – spiega Valentina Mantello – però siccome è un lavoro graduale che abbiamo costruito nel tempo, ci dispiacerebbe che la presenza di una persona che loro non sentono costante ma piuttosto sporadica possa in qualche modo metterle a disagio. E poi – aggiunge – noi teniamo moltissimo ad una cosa: il mondo della strada deve essere vissuto con rispetto”. E allora, in barba agli scoop, abbiamo deciso di vivere l’esperienza attraverso gli occhi di chi compone le cosiddette “unità di strada”. Un’attività prevista dal Progetto Nuvola, svolta dall’associazione Penelope per contrastare “la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento”. Giusy Calandro e Lucia Genovese sono due di loro.
Una delle ultime unità di strada è stata quella serale, due le aree di “intervento”: circonvallazione e lungomare – faro. “Iniziamo dalla circonvallazione – raccontano – direzione Nesima. Si cammina piano, si cerca di vedere se c’è qualche ragazza e si parcheggia cercando di non essere troppo invadenti, perché anche il parcheggio – spiegano – ha la sua importanza. Cercando di essere sempre abbastanza discrete, parcheggiamo un po’ distanti, ci avviciniamo tranquillamente, e se ci sono delle ragazze nuove, come è successo in questa occasione, chiediamo innanzitutto se possiamo parlare, se possono ascoltarci. Dopodiché ci presentiamo e spieghiamo i nostri sevizi”. La regola essenziale è sempre il rispetto e mai farle sentire giudicate. “Non andiamo li ad impartire lezioni su come si vive, su come è giusto vivere. Noi diamo delle informazioni, delle opportunità, che possono essere colte o meno”.
Il rapporto è paritario: da donna a donna. “L’aggancio – chiarisce Valentina Mantello – non è mirato immediatamente alla fuoriuscita ma alla conoscenza. Al primo approccio forniamo informazioni sulla possibilità dell’esercizio dei loro diritti anche se irregolari, quindi l’assistenza sanitaria, le cure urgenti ed essenziali. Una volta contattato il trans, o la donna, lavoriamo sulla riduzione del danno e sull’assistenza sanitaria. Fondamentalmente cerchiamo di essere una sorta di punto di riferimento. Spesso ci capita – racconta Valentina – anche di continuare ad avere contatti con donne conosciute tempo prima che si rivolgono a noi per un rinnovo di permesso di soggiorno perché nel frattempo si sono regolarizzate, per il pediatra per i loro bimbi perché sono diventate mamme. Quindi si creano anche delle amicizie, tanto che negli anni – aggiunge con il sorriso – abbiamo assistito ai loro matrimoni, ai battesimi dei bimbi e ai loro trasferimenti da un posto all’altro”.
E poi c’è il mondo oscuro e buio della strada. Dietro la prostituzione esiste la violenza e lo sfruttamento. Nuove schiave, donne costrette a svendersi. La cronaca di questi mesi ci racconta di romene e giovani dell’est Europa attratte a Catania con la promessa di un lavoro e poi “letteralmente” sequestrate, molte volte dagli stessi parenti, per prostituirsi. Padri e mariti che “arriverebbero addirittura a vendere le proprie donne. Nella maggior parte dei casi, nessun ricavo rimane a loro – spiegano – ma tutti i soldi vanno a finire nelle tasche dello sfruttatore, specie se si tratta dei primi mesi o dei primi anni di attività”.
Dall’Africa provengono storie più subdole, ricatti legati anche alle antiche credenze della magia nera. Molte nigeriane sono ricattate attraverso il rito voodoo. “Molte di queste persone – spiegano le operatrici “Penelope” – continuano ad esercitare perché devono estinguere un debito, perché prima di partire hanno ricevuto un rito voodoo, credenze che influiscono molto nella loro cultura di provenienza. Questo rito o “contratto“, che dir si voglia, le lega con la persona che gli ha permesso di arrivare qua o che le ha agevolate. Il meccanismo che influenza il loro operato, condiziona anche la loro vita, infatti qualsiasi cosa negativa, malessere fisico, possa accadere ad una delle persone del contesto familiare viene ricondotto al rito voodoo. Si crea quindi – spiegano ancora – un vero è proprio rapporto di fedeltà al rito”.
Molti gli affari che ruotano attorno allo sfruttamento della prostituzione. “Chi si occupa di loro per la maggior parte delle volte sono connazionali – spiega ancora Valentina Mantello – però, è anche vero, che si innescano delle forme di cooperazione tra la malavita transnazionale e la criminalità locale. Non so se capita ancora ma spesso prima ci raccontavano del pagamento della postazione. I gruppi locali lucrano sull’affitto degli appartamenti ma anche su quello dei marciapiedi. Ci sono poi i personaggi che fanno da “tassisti” che le vanno portando per fare la spesa piuttosto che per fare la visita. Abbiamo saputo – concludono – anche di una persona che vende contraccettivi, abitini ad ottimi prezzi, un vero e proprio business”.