Il ministro dell’Agricoltura e leader dei Responsabili, Saverio Romano, sarebbe stato aiutato nella sua carriera politica dal boss Bernardo Provenzano in persona, che avrebbe puntato su di lui sin dalle elezioni del 2001. I fatti – rivelati da “L’Espresso” – emergerebbero dalle dichiarazioni rilasciate dal pentito Giacomo Greco, collaboratore di giustizia di primo piano e genero di Ciccio Pastoia, il boss che curava la latitanza di Provenzano.
Greco e Romano si conoscerebbero da tempo: entrambi di Belmonte Mezzagno, furono fermati insieme dai carabinieri nel 1997 per un controllo. Oggi, le rivelazioni di Greco confermerebbero le altre accuse, per concorso esterno in associazioni mafiosa e corruzione aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra, che sono al centro di un’altra indagine.
Nel 2001, secondo quanto detto da Greco, le famiglie Mandalà e Pastoia “si interessarono per far votare Saverio Romano. Sia Ciccio Pastoia che i suoi figli, Giovanni e Pietro, affermarono che su Romano c’era anche l’interesse dello ‘zio’, e cioè di Bernardo Provenzano”. L’intero clan si sarebbe impegnato a far eleggere in Parlamento Romano, ma con prudenza: Pastoia infatti avrebbe evitato di comparire in pubblico a fianco dell’attuale ministro, ma i due si tenevano in contatto mediante Nicola Mandalà, il mafioso che per due volte accompagnò Provenzano in una clinica a Marsiglia. Greco, “direttamente informato da Ciccio Pastoia e dai suoi figli”, ha spiegato però agli inquirenti che qualche anno dopo le cose cambiarono. “Nel 2004 Ciccio Pastoia mi incaricò di organizzare ed eseguire un attentato incendiario in danno dell’abitazione del padre dell’onorevole Romano. Mi disse che Nicola Mandalà ce l’aveva con Romano perché non aveva mantenuto gli impegni precedentemente assunti”. Un atto intimidatorio mai messo in atto per il timore dei mafiosi di venire ripresi dalle telecamere nascoste dei Ros.