PALERMO – Una storia infinita. Di strafalcioni, errori e passi falsi. E così, a tre anni e mezzo dall’annuncio di Crocetta sull’abolizione delle Province, periodo “riempito” da commissariamenti infiniti e dannosi, ecco il nuovo colpo di scena: le elezioni già previste, dopo tanto tempo, per il prossimo 20 novembre, potrebbero slittare. E c’è già una data: le elezioni potrebbero tenersi con l’anno nuovo, il 22 gennaio.
Il motivo? Tecnico, tanto per cambiare, e non è una novità per una “riforma” scritta e riscritta, approvata e impugnata, più volte. Ma anche politico: non c’è alcuna intesa nella maggioranza di Crocetta. E così, col “pretesto” del problema procedurale, è meglio rimandare.
Se ne sta discutendo in queste ore all’interno delle forze parlamentari all’Ars. Alla base del rinvio, come detto, problemi tecnici legati al voto: non sarebbe stata prevista infatti la regolamentazione per i comuni commissariati. Vi sarebbe inoltre un problema legato al voto ponderato per alcuni comuni che, pur avendo la stessa popolazione, hanno un numero differente di consiglieri (dal quale dipende il numero dei rappresentanti negli organismi di Consorzi e città Metropolitane) essendo andati al voto alcuni con la ‘vecchia’ legge elettorale ed altri con la nuova.
“Questa mattina – conferma il presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars Salvatore Cascio, intervenendo in aula nel corso della seduta del parlamento regionale – c’è stata una riunione in commissione Affari istituzionali, si è discusso anche della possibilità di rinvio delle votazioni per gli organismi di Liberi Consorzi di comuni e città Metropolitane. Vi è un disallineamento tra i consigli comunali eletti nell’ultima tornata elettorale e quelli eletti precedentemente. In pratica – ha aggiunto Cascio – vi sono comuni che a ‘parità di peso ponderato’ hanno un numero differente di consiglieri comunali: alcuni ne hanno 30 e altri con lo stesso peso ponderato ne hanno 24 perché sono andati al voto con la nuova legge elettorale per gli enti locali. Avremmo dunque un sistema di votazione con ‘due pesi e due misure’: alla luce di questo abbiamo chiesto agli uffici di lavorare ad una fascia transitoria, dal momento che siamo in fase di prima applicazione della legge. Ci è stato detto che questo percorso è possibile, il voto potrebbe essere rinviato di 60 giorni. Ma la norma sul rinvio deve essere approvata al più presto, al massimo entro giovedì”. Alla luce dell’intervento di Cascio, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha convocato per domani alle ore 15 la conferenza dei capigruppo per discutere l’ipotesi di rinvio del voto di Liberi Consorzi e città Metropolitane.
Ma come detto, sullo sfondo anche un problema politico. Già ieri, nel corso di una riunione nella sede regionale del Partito democratico, era emersa l’impossibilità di formare liste unitarie. Contrario, in particolare, il movimento politico di Sicilia Futura che punta a presentare proprie liste. Una ipotesi respinta dagli altri alleati, a cominciare dall’Udc. Ma non solo. “L’Idea di una coalizione a unità variabile – dice il presidente di Sicilia Democratica, Nuccio Cusumano – mi preoccupa per le prossime scadenze .Ecco perché occorre un ripensamento della alleanza che confermi per tutte le scadenze una capacità di tenuta che vada oltre le esigenze politiche dei singoli partiti e movimenti. Cosi solo si dà un messaggio di affidabilità che serve intanto al governo e alla prosecuzione della sua azione e poi alle forze politiche impegnate con un calendario elettorale molto impegnativo .A ciò si aggiunge – prosegue l’ex sottosegretario – l’esigenza di una messa a punto della azione della maggioranza rispetto a scadenze d’Aula e ad adempimenti della Giunta che non possono far emergere tentazioni solitarie o patti privilegiati fra pezzi della maggioranza. La pari dignità – conclude – deve essere la ragione sociale della coalizione”. Ma nella maggioranza, anche stavolta, c’è burrasca.