La morte non è un’idea. Fin quando resta tale, nascosta nel gelo dei numeri senza forma, non fa paura, non prende lo stomaco, non esiste. Si è calcolato che tra il 1994 e il 2012 il numero di morti e dispersi nel Canale di Sicilia superi le seimila persone. Numeri, appunto. Che restano in fondo alle scalette dei notiziari e passano inosservati. Fin quando arriva una storia come quella di Scicli. E i numeri si trasformano in corpi disposti in riga, immobili e coperti da pietosi lenzuoli. E la morte si tocca. E commuove. Ma non basta neanche quello. Perché la conta dei senatori transfughi alla fine, appassiona di più di quella dei cadaveri. Che non bastano. Come non è bastato un Papa, che ha scelto l’ultimo scoglio d’Europa per il suo primo viaggio, dedicandolo al ricordo e alla preghiera per gli ultimissimi. Emozione, qualche bella fotografia, poi tutto si scorda. E alla fine arriva una mattina d’ottobre che in Sicilia sembra quasi estate. E vedi l’orrore. Un olocausto che devasta l’anima alle lacrime. I corpi che il mare restituisce a decine. Le membra di uomini, di donne e di bambini, nostri fratelli, sorelle e figli. Svuotati della vita, inghiottiti dall’abisso del mare, della paura, della disperazione. Soffocati al termine di un viaggio che ha già loro riservato chissà quali sofferenze e strazi. Quelle braccia abbandonate, quelle gambe che non cammineranno più, quegli occhi sbarrati fissi nell’orrore della vita che finisce troppo presto, non sono più idee. Non sono più numeri. Restano tali quando finiscono dimenticati e invisibili in fondo al mare. Ma oggi no. S’ammassano a decine sul molo di Lampedusa e sulle nostre coscienze, pesanti come rimorsi. La morte è un corpo freddo. Come il cuore di fronte all’orrore dell’Isola dei Conigli. Un orrore che impone alla coscienza dell’Europa, se ancora una coscienza al di qua del Mediterraneo esiste, di farsi carico del dramma dell’immigrazione clandestina e del cimitero che il Mare Nostrum è diventato negli ultimi vent’anni. Prima che i corpi senza vita che si accumulano minuto per minuto a Lampedusa diventino anch’essi numeri dimenticati.
I morti del Canale di Sicilia sono rimasti per anni invisibili, inghiottiti nel gelo dei numeri e dimenticati. Ma i cadaveri sul molo di Lampedusa devono svegliare la coscienza sopita dell'Europa
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