Quando l'abbandono dei cani|non è solo una crudeltà estiva - Live Sicilia

Quando l’abbandono dei cani|non è solo una crudeltà estiva

Arriva l’estate e, puntualmente, si attiva, tramite i mass media, la campagna di sensibilizzazione per evitare l’abbandono dei cani e degli animali domestici in genere. La cosa sorprendente è, però, che ciò non avviene solo in estate, quantomeno al Sud: l’abbandono è costante, in qualsiasi stagione dell’anno.
A Palermo le associazioni che si occupano di salvare la vita di questi poveri animali sono presenti in maniera costante e fanno ciò che possono, ma le difficoltà economiche e di manutenzione sono davvero elevate. C’è chi non ha più spazio (257 animali al Rifugio del cane abbandonato della Favorita, numero limite autoimposto dopo il sequestro dei NAS, lo scorso inverno, per la mancanza di autorizzazione sanitaria), chi ha a che fare continuamente con episodi inverosimili, come Francesca Cognato, responsabile dell’associazione “SOS Primo soccorso cani e gatti”, che racconta di “cuccioli abbandonati in una cesta durante un diluvio, o cani da caccia già adulti lasciati al loro destino perché non servono più (…) gattini trovati nei cassonetti, altri cuccioli a cui hanno dovuto amputare la coda”. Ma forse quello che più sorprende, oltre ai soliti episodi di crudeltà umana, è la noncuranza di molta gente che si reca nei rifugi o nei canili, credendo, forse, di adottare un pupazzetto, o, bene che vada, un soprammobile di cui disfarsi appena stufi.
Che la barbara “usanza” dell’abbandono sia sempre costante lo conferma purtroppo Arianna Ferrante, volontaria da quindici anni al Rifugio della Favorita: “sono 100 i cani che sono stati abbandonati in tutto il 2008, e abbiamo trovato di tutto, dalle cucciolate alle cagne randagie non sterilizzate dal Comune – diversamente da quanto previsto nel protocollo d’intesa stipulato con l’Ausl 6 l’11 marzo 2009 -, passando per i cani adulti e malati, abbandonati per noncuranza del padrone o forse semplicemente perché non aveva soldi per le cure necessarie”. I “trovatelli”, ormai, non possono essere più affidati al Rifugio proprio per il problema del sovrannumero di cui sopra, “l’unica cosa che possiamo fare – prosegue Ferrante – è affidarli al Canile municipale, anch’esso in condizioni sicuramente migliorabili. Palermo è una città che sta cercando di contraddistinguersi positivamente, ma il livello organizzativo è oggettivamente basso”.
Fortunatamente, sta aumentando la sensibilizzazione nei confronti di questo problema, prova ne è che le pensioni o gli alberghi per cani in estate sono sempre pieni: è un’alternativa, sicuramente meno dannosa per l’animale e anche per il padrone, che può lasciare per poco tempo in condizioni dignitose il proprio amico.
Il fenomeno del randagismo e della violenza di alcuni animali è spesso riconducibile al passato di questi amorevoli esseri, maltrattati ingiustamente dall’uomo: il trauma di cui soffriranno per il resto della loro vita sarà una macchia indelebile per sempre. È il caso ad esempio di Gelsomino, un anziano cane con una giustificata paura dell’uomo: da piccolo, ci racconta sempre Arianna Ferrante, fu trovato con un collare fatto con la latta dei barattoli, che si conficcò col tempo all’interno della pelle. Portato al Rifugio semidissanguato e soffocante, fu salvato tramite una complicata operazione. Adesso, dopo  tanto tempo, è il cane più schivo del Rifugio, e si fa avvicinare solamente dai volontari che lo conoscono bene. Tutti i cani che si trovano in questi luoghi di accoglienza hanno una storia e, spesso, la cosa migliore che è potuta accadere loro, paradossalmente, è quella di essere stati abbandonati, perché ne hanno visto veramente di tutti i colori.


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