Il generale Mario Mori non avrebbe fornito a Sergio De Caprio, il leggendario capitano Ultimo, gli uomini necessari per stanare Bernardo Provenzano. Da qui sarebbe nata la rottura dei rapporti fra i due che durerà fino a quando Mori non avrà terminato il suo mandato alla guida del Sisde. A fornire il retroscena – tutto interno all’Arma – è il colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo che presta servizio a Roma. Nella capitale, infatti, ha incontrato il pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia lo scorso febbraio e a lui ha raccontato quanto appreso negli anni di lavoro a fianco dei due ufficiali.
“I rapporti fra il colonnello Mori e l’allora maggiore Sergio De Caprio sono stati in genere molto buoni. De Caprio faceva parte della ristretta cerchia dei ‘fedelissimi’ di Mori. Vi fu, però, un periodo in cui tali rapporti si incrinarono. Non ricordo esattamente l’anno, dovrebbe essere fra il 1997 e il 1998. I rapporti fra i due (Mori e De Caprio, ndr) si raggelarono. L’episodio scatenante, così come mi confidò De Caprio, al quale mi hanno sempre legato reciproci sentimenti di stima e apprezzamento, era collegato all’attività di ricerca del latitante Bernardo Provenzano, in cui era all’epoca impegnato il De Caprio. Quel che accadde è che, mi disse De Caprio, egli aveva chiesto una trentina di uomini per rafforzare il nucleo che cercava Provenzano e Mori aveva opposto un netto rifiuto. Da quel momento, De Caprio non sopportava più il suo superiore, dando evidenti segni di disprezzo che manifestava, parlando con me, esprimendosi con parole ed epiteti durissimi. Secondo De Carpio, è proprio per questa ragione che Mori non lo portò con sé ai Servizi quando venne nominato direttore del Sisde. So che la frattura fra i due si è ricomposta da quando Mori non è più direttore del Sisde”.
Giraudo inoltre aggiunge il racconto di un episodio, risalente al 1994, in cui l’allora colonnello Mori avrebbe tentato di opporsi all’arresto di un terrorista algerino. Dopo un mandato di cattura internazionale e la sua individuazione tutto era pronto per l’arresto e Giraudo comunica a Mori di aver dato il via all’operazione. “Mori non disse niente – dice Giraudo – ma pochi minuti dopo venne a trovarmi nel mio ufficio e con una certa concitazione mi disse di non effettuare l’arresto senza spiegarmi le ragioni di questa disposizione. Io gli risposi che era troppo tardi perché avevo già dato il via per l’esecuzione dell’arresto e Mori ebbe un gesto di stizza e se ne andò senza dire nulla. L’arresto venne poi eseguito regolarmente poco dopo. Racconto questo episodio perché credo sia dimostrativo di rapporti che il generale Mori intratteneva con altro soggetti e ambienti estranei all’Arma che in quell’occasione aveva avvertito qualcuno e che questo “qualcuno” gli aveva chiesto di evitare quell’arresto”. A.C.