Quando Palermo trema - Live Sicilia

Quando Palermo trema

Se un terremoto può trasformarsi, per Palermo, in un'esperienza collettiva, quasi una risorsa di civiltà. Ed è così che la città, improvvisamente, si scopre migliore...

Quando la terra trema, Palermo si scopre migliore. Poi è un conto alla rovescia che ti riconsegna al nulla. Mattina di venerdì tredici aprile, la prima scossa. Fotogrammi veloci di comportamenti gentili.  Qualcuno scappa. Sulle scale ci si sostiene. Vicini di casa che nella norma duellerebbero col fiero cipiglio omicida per questioni di ascensore chiuso male si sorridono reciprocamente. C’è chi si informa delle condizioni altrui con una pioggia benefica di “come state?”. Gli anziani e i bambini hanno il via libera. Il terremoto? Un’esperienza collettiva. Quasi una tremenda risorsa di civiltà.

Palermo, nelle sue ore infelici e consuete, non ha più nulla in comune. E’ divisa in zone sorvegliate al confine. Soprattutto in periferia, l’estraneo viene scrutato e accompagnato da neanche tanto invisibili custodi. L’arte è follia di singoli coraggiosi. L’attenzione per il debole è una chimera. La sopraffazione è l’abitudine. I disabili sono mortificati dalla crudeltà delle macchine posteggiate nelle zone riservate, dalla violenza rivestita di pelosa carità. E se qualcuno si lamenta, è solo un menagramo non contento del privilegio, in termini previdenziali, della sedia a rotelle. I ragazzi che amano giocare a pallone devono immaginare campetti sull’asfalto, tra ruderi e cemento. Le mamme col passeggino rischiano la vita. Le biciclette non hanno diritto di cittadinanza.

Ognuno racconta ciò che vede nel suo frammento di specchio. E’ la prima tragedia: l’inesistenza di una narrazione condivisa e condivisibile. Si calcola il tempo che scorre secondo registri superficiali, o ascoltando la profondità del particolare. Non c’è una voce che sappia dire la città intera. Manca la materia prima. Come descrivere quello che non esiste? La latitanza di un sentiero generale tracima nella cattiva politica. Chi può eleggere un sindaco, se non c’è il cittadino semplice?

Le scosse di venerdì, almeno, ci hanno consegnato una storia, qualcosa di cui parlare, un tessuto connettivo, un riflesso in cui riconoscerci, un’attenzione corretta per il prossimo, perché ci siamo sentiti fragili e scoperti. Ma sono passate, portando via il male concreto e potenziale e un pizzico di bene involontario.

Quando la terra trema, per una bomba di mafia o per il capriccio di un sisma, Palermo si riscopre migliore. Poi torna così com’è. Venerdì tredici aprile, un’ora dopo: tutti nel traffico, astiosi, orrendi e cattivi. Felici di essere senza speranza. Con una drammatica certezza. E’ sempre la paura di perdere qualcosa che in fondo non abbiamo a renderci più buoni. E’ il terremoto che ci consegna una pace rara, un’improvvisa voglia di terraferma.


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