Giuseppe e Alberto Samonà probabilmente si staranno rivoltando nella tomba. Davanti al loro monumentale palazzo dell’Enel di via Marchese di Villabianca svetta da tempo un enorme cartello pubblicitario che ne ostruisce la visione. Già qualche anno fa è stata presentata una richiesta di rimozione del cartellone, ma l’istanza non ha avuto risposta ed è rimasta dentro i cassetti degli uffici dell’Annona. E’ così che “Prestiti Facili”, gambe lunghissime, seni perfetti, continuano ad oscurare lucide vetrate, linee geometriche di cemento vivo, alti alberi lussureggianti. Insomma colori sgargianti e slogan urlanti hanno avuto la meglio sull’Architettura Moderna e sul disegno elegante.
Eppure quando i tre architetti lo concepirono tra il 1961 e il 1963, non pensarono solo alla costruzione di questo palazzo, ma a tutto lo spazio urbano circostante, che a sua volta si connetteva all’intero tessuto del quartiere. E’ così, infatti, che a sinistra, a pochi metri di distanza dall’edificio dell’Enel, all’angolo fra la via Vaccarini e Marchese di Villabianca, si trova un altro edificio progettato dai Samonà; loro unica costruzione di edilizia condominiale a Palermo. E all’estremo opposto, sulla destra, sopra il vecchio canale di Passo di Rigano, al civico 101, sempre in via Marchese di Villabianca, c’è un altro manufatto particolare: il “Palazzo a Mezzogiorno” di Marcello Zanca del 1956-57, disposto obliquamente rispetto al principale asse viario.
La competenza per la tutela su questo palazzo, non essendo stato costruito da più di 50 anni, è del Darc, il dipartimento per l’Arte e l’architettura contemporanea dell’assessorato ai Beni culturali della Regione siciliana. “L’edificio non è vincolato – dice l’architetto Marilù Miranda, dirigente del Darc – e, così come prevede il testo unico sui beni culturali, la richiesta per tutelare un bene architettonico deve essere fatta o dall’autore o dal committente. Noi per adesso possiamo fare davvero poco. Non è un buon momento per noi. Siamo in stand-by perché a fine 2008 ci hanno accorpato ad altri uffici e quindi non abbiamo né autonomia d’azione né direttive”.
E d’altronde il regolamento sulla Pubblicità e sulle pubbliche Affissioni del 1994 e del 1999 attualmente in vigore per il comune di Palermo, non prevede una particolare normativa per questi edifici di recente costruzione. Per far rimuovere il cartellone tutt’al più si può ricorrere all’articolo 31 della stessa normativa, che impone che “il Piano Generale degli Impianti deve prevedere aree di maggiore tutela per particolari esigenze di natura ambientale architettonica e la salvaguardia dei siti architettonici e monumentali”. Ma il Piano generale degli impianti non è mai stato approvato e al momento esiste solo una bozza all’esame del consiglio comunale.
Ma forse ancora più importante e significativo ai fini della tutela artistica e architettonica del Palazzo Enel dei Samonà è l’articolo 31 del Regolamento edilizio comunale del 2004, lì dove in più commi si stabilisce che “cartelloni, oggetti pubblicitari e installazioni di ogni genere non siano contrari al pubblico decoro”. Con solo un po’ di buon gusto – quindi – gli uffici comunali del settore Servizi alle imprese potrebbero far rimuovere il cartellone pubblicitario.