PALERMO – C’è un mazzo di fiori sul muretto della scuola media ‘Vittorio Emanuele Orlando’, in via Lussemburgo a Palermo. L’hanno appoggiato con delicatezza due alunni, un ragazzo e una ragazza, per dire con un gesto quello che le parole nemmeno riescono a immaginare. Un tredicenne, studente dell’istituto, si è ucciso in casa sabato scorso. Ci sono delle inchieste aperte che partono da presunti atti di bullismo.
La certezza è la cappa di dolore che ha sconvolto la comunità scolastica. Il cancello è chiuso. Oggi non si fa lezione. Accanto a quel muricciolo con il mazzetto di fiori c’è una mamma stravolta. “Mio figlio lo conosceva – racconta – erano stati in gita insieme. Siamo colpiti al cuore. Questa è una cosa difficile da spiegare ai ragazzi. Forse, a una certa età, si dovrebbero vietare i social o, almeno, educare a un uso consapevole. Ma anche noi adulti sbagliamo. Siamo sempre con il telefonino tra le mani”. Questa mamma non sa darsi pace, non può: “Abbiamo paura per i nostri figli che vivono in un mondo più difficile di quando a scuola andavamo noi. Stamattina ho avuto l’occasione di uscire prima dal lavoro e ho sentito che dovevo venire qui…”.
Il cancello si schiude dopo una citofonata. Nella pancia della scuola si muovono ombre dolenti. Qualcuno si abbraccia. Non ci sono le ragazze e i ragazzi. Il vuoto ricorda quella città deserta della favola, dopo il passaggio del pifferaio magico. Nessuno ride. Nessuno corre. Gli arredi, i banchi e i cartelloni colorati rimandano un riflesso opaco. Al primo piano c’è la presidenza. La dirigente scolastica, la professoressa Maria Letizia Russo, ripete quello che aveva già detto, telefonicamente, a Livesicilia.it: “Ci sono indagini che chiedono riserbo. La nostra sofferenza è immane. Siamo docenti e siamo genitori”. Nell’ufficio due professoresse si sforzano, invano, di trattenere le lacrime. Fuori dalla finestra c’è un cielo azzurro e bellissimo. Ma non se ne accorge nessuno.