A Catania Pippo Di Giacomo è conosciuto come il mandante dell’omicidio dell’avvocato Serafino Famà. L’ex boss dei Laudani da quando ha deciso di collaborare con la giustizia si è però autoaccusato di decine di omicidi. E per quattro di essi – commessi tra il 1987 e il 1993 – si è aperto un processo abbreviato davanti al gup Oscar Biondi.
La pm Antonella Barrera, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni e 8 mesi (considerando lo sconto di pena previsto dal rito alternativo e la posizione processuale del collaboratore di giustizia). Ha insistito per la condanna anche l’avvocato Gian Marco Gulizia, che assiste la famiglia di Salvatore Castorina che si è costituita parte civile nel procedimento. Un atto da evidenziare visto che si tratta di un omicidio di mafia che è rimasto irrisolto per molti anni. Castorina è stato freddato Ad Aci Catena nel 1987 all’interno della sua macchina.
Regolamenti di conti e vendette. Sono gli anni della mattanza a Catania. Pippo Di Giacomo sarebbe stato – per alcuni dei delitti – l’esecutore degli ordini di Gaetano Laudani, poi ammazzato a sua volta in un’agguato.
Il collaboratore di giustizia è accusato degli omicidi di Italo Benito Quinzio avvenuto nel 1992, di Filippo Trivetti commesso l’estate del 1993, di Salvatore Pappalardo e di Salvatore Castorina, entrambi ammazzati nel 1987.
La sentenza è prevista il prossimo 22 giugno. Il gup si ritirerà in camera di consiglio dopo l’arringa della difesa.