Quelli che si lasciano | per colpa di Facebook - Live Sicilia

Quelli che si lasciano | per colpa di Facebook

Seguono annuncio su facebook con aggiunta di evento importante, canzoni del buongiorno, dichiarazioni d'amore, condivisione di foto straripanti la gioia di aver trovato il vero amore. Un delirio di felicità. Poi la catastrofe...

“Ciao, grazie per aver accettato la mia richiesta di amicizia. Se vuoi si fa 4 chiacchiere”. “Piacere, mi spuntavi sempre tra i suggerimenti e volevo aggiungerti”. “Ciao, la tua foto profilo è bellissima”. “Ehi, ma sei davvero tu nella foto?2.

Iniziano così le storie su facebook. Una richiesta di amicizia. Una conversazione in chat, una pugnalata alla grammatica, qualche poke e un po’ di like. Poi incontro accompagnato da tablet, smartphone e ipad per condividere i momenti migliori con gli oltre mille e cinquecento amici. Primo bacio catturato con foto passata ai filtri automatici di Instagram: un semplice swipe e il bacio diventa vintage. Seguono annuncio su Facebook con aggiunta di evento importante, canzoni del buongiorno, dichiarazioni d’amore, condivisione di foto straripanti la gioia di aver trovato il vero amore. Un delirio di felicità. Poi la catastrofe.

Lui semina like al vento. Lei li raccoglie, li cataloga, li viviseziona, li smembra, li passa ai raggi X. Un post diventa una prova schiacciante. Un like un’arma letale. La vittima nega. “Non è colpa mia. Mi hanno craccato il profilo”. Tenta la via della diplomazia: “È una foto artistica. Guarda l’armonia delle forme”. Ma lei non ascolta. Non vuole. Passa al contrattacco. Lui intanto studia nuove strategie di difesa, prova un calcio ad effetto, dribbla, ma lei lo marca stretto, lo pressa a corta distanza, alla fine lo affonda e avanza la richiesta: prima consegna della password, poi profilo condiviso. Ma si sa, un abuso di dipendenza porta a un eccesso di diffidenza. E dalla bacheca di facebook al banco del tribunale il passo è breve.

Siamo nell’era in cui l’occhio del grande fratello è operativo più che mai. Scendere dalla giostra è impossibile. Con i social network proliferano tradimenti, ossessioni, abusi, ma anche luoghi comuni: come quello secondo cui i maschi cercano donne nuove. E le donne controllano gli uomini che già conoscono. Vero. Ma non sempre. A volte gli uomini, affetti da disturbo voyeuristico, si limitano a “like-are”. Le donne invece amano conversare. E si sa, una parola tira l’altra.

Ne è un esempio la storia di Francesco e Lucia. Sono sposati da dieci anni. Hanno due figli. E due profili su Facebook. Lui condivide video di Liguabue e diffonde i suoi mi piace. Lucia invece chatta, dialoga, e spia. Un giorno riceve una notifica. Una nuova richiesta di amicizia. Un chitarrista veneto. I due iniziano a conversare. Dopo un po’, link, like e chat non bastano più. Lui prende l’aereo e scende a Palermo. Vuole incontrarla. È un attimo. Lucia perde la testa. Lascia marito e figli. Si trasferisce a Venezia. E inizia una nuova vita. Su Facebook, tutti sanno tutto di tutti. Il controllo sociale è pervasivo. Il mercato straripante di offerte. La merce a portata di un click.

Lo sa bene Marianna che ogni cinque minuti controlla il riquadro degli aggiornamenti per scoprire quanti like il suo uomo sta spargendo. Ogni like colpisce la sua autostima. Marianna lancia segnali al fidanzato attraverso la pubblicazione di link. Messaggi subliminali. Solo che lui non li coglie. Un like di troppo, e alla fine Marianna lo rimuove dagli amici, lo segnala, lo blocca. E infine lo cestina. Qualcuno si appella alla privacy. Un ossimoro. Piuttosto meglio disconnettersi.

Bisognerebbe sperimentare l’esperienza della solitudine. Mettersi offline per un solo giorno. Provare a tornare con i piedi per terra. Il reale sarà meno seducente, le donne poco ritoccate e gli uomini impacciati. Ma realizzeremo che i tradimenti esistono da sempre, che le tentazioni non sono nate insieme a Mark Zuckerberg, e che i social network non ci esulano dalle nostre responsabilità. Perché, in fondo, è sempre la solita vecchia storia. Diamo la colpa alle invenzioni, dimenticandoci che queste sono soltanto strumenti. È vero, c’è del marcio nel web, ma è più o meno lo stesso che si nasconde nel nostro armadio. Da rinnovare, aggiornare, e formattare.


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