Racconti di mafia all'amica e confidente del boss

Racconti di mafia all’amica e confidente del boss

Così parlava il boss di San Lorenzo Giulio Caporrimo

PALERMO – Erano diventati grandi amici. Un’amicizia vera. Giulio Caporrimo le raccontava i segreti della mafia. La nipote di uno degli arrestati del blitz che ha colpito il mandamento mafioso di Tommaso Natale era diventata una confidente per il boss di San Lorenzo.

Si sentivano spesso al telefono nel periodo in cui Caporrimo ha vissuto a Firenze. Una scelta, quella di trasferirsi in Toscana, dovuta al fatto che nello scacchiere della nuova mafia gli avrebbero preferito Francesco Palumeri. Ad esempio raccontava alla donna che se fosse stato per lui non avrebbe assoldato in Cosa Nostra Silvio Guerrera. Ma il padre, Francesco Caporrimo, aveva scelto diversamente. Sbagliando, però, visto che Guerrera si è pentito: “… è un ubriacone e al lato a noi altri non c’è stato mai, quest … la colpa ce l’ha… lasciamo perdere, mi sono litigato pure con mio padre…”.

Ed ancora Caporrimo le raccontava con nostalgia gli anni in cui Salvatore Lo Piccolo era latitante: “… mi stringeva forte, forte, forte e mi diceva quattro ne ho, no ne ho tre, ne ho quattro… bello… ci guardavamo negli occhi io e lui e mi ha detto… io ti ho come… un figlio e ti amo… io ti sto dicendo… non me lo ha imposto lui… mi ha detto io ti sto dicendo … il bene che io gli voglio a questa famiglia… e il bene che mi hanno fatto e tu lo sai … dice noi non abbiamo bisogno di parlare… dice tutto quello che so e che sai di me, è perché l’ho voluto io perché sei mio figlio”. Caporrimo era un figlio per Totuccio il barone.

La donna riceveva anche confidenze di mafia, come quella volta che Caporrimo le disse di avere maltrattato Settimo Mineo, capomafia di Pagliarelli, il boss che ha presieduto la riunione della cupola di Cosa Nostra nel maggio 2018. Quando Mineo disse a Caporrimo che Lo Piccolo apparteneva al passato il boss di San Lorenzo reagì con veemenza: “… non lo nominiamo più… a mio parrino, l’ho preso l’ho fatto alzare dalla sedia, che dice che comandava tutta Palermo, e l’ho inseguito a calci in culo…”


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