Acireale, rapina con sparatoria | catturato il secondo complice - Live Sicilia

Acireale, rapina con sparatoria | catturato il secondo complice

I carabinieri hanno arrestato Alfio Leonardi (nella foto) ritenuto uno degli autori della rapina al negozio d'animali di Acireale. Durante la cattura era partito accidentalmente un colpo dalla pistola di un militare ed era rimasto ferito Antonino Somma. Il legale di quest'ultimo preannuncia il ricorso al Riesame: “Troppe discrepanze”.

 

 

Agli arresti il 43enne ferito
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ACIREALE – I carabinieri del Comando provinciale di Catania, supportati dai militari di Acireale e Giarre, lo hanno trovato con una valigia, mentre si preparava probabilmente a lasciare il paese. Alfio Leonardi, 52enne ripostese ricercato da quattro giorni, è stato rintracciato e arrestato ieri sera all’interno di una villetta nelle campagne di Mascali.

L’uomo è accusato di rapina impropria, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e porto illegale di arma da fuoco, in concorso con il 43enne napoletano Antonio Somma, già arrestato, e con un terzo complice non ancora identificato. Leonardi era sfuggito lunedì notte ad Acireale, all’arresto dei carabinieri, intervenuti in via Vittorio Emanuele dopo la segnalazione di un furto nel negozio di articoli per animali “Scodinzolandia”.

Le concitate fasi dell’intervento si erano concluse con il ferimento di Antonio Somma, colpito al torace da un proiettile sparato da uno dei carabinieri, e degli stessi militari rimasti contusi in seguito alla fuga in auto dei malviventi. Il ferito era stato lasciato dai complici all’ospedale “ San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre, dove era stato raggiunto dai carabinieri. Successivamente era stato trasferito al nosocomio “Santa Marta e Santa Venera” di Acireale, dove si trova tuttora ricoverato. Lì era stato arrestato e piantonato dai militari. Ieri il Gip di Catania Rosa Anna Recupido, dopo l’udienza di convalida svoltasi in ospedale, ha confermato l’arresto di Antonio Somma, disponendo anche la custodia cautelare in carcere, su richiesta del Pm Alessia Natale. L’indagato potrebbe essere dimesso e trasferito in carcere già nelle prossime 48 ore.

Ma il legale della difesa preannuncia il ricorso al Riesame. “Ricorrerò al Tribunale del Riesame – dichiara l’avvocato Enzo Iofrida – che spero farà luce sull’intera vicenda che appare certamente poco chiara. La dinamica secondo cui si sarebbero svolti i fatti, a mio avviso, presenta delle discrepanze. Gli ulteriori accertamenti faranno luce su quanto avvenuto. Spero che la visione completa delle immagini registrate dalle telecamere installate nelle immediate vicinanze del negozio contribuisca a far luce sui fatti e sul ruolo passivo che ha assunto Antonio Somma in questa vicenda, nella quale comunque – conclude Iofrida – a mio parere, il mio assistito è persona offesa”.

Non coincidono, come sottolineato dal Gip nell’ordinanza, le versioni fornite dai carabinieri e dall’indagato. Innanzitutto Somma nega la presenza della pistola in auto, come invece riferito da uno dei militari, che dichiara di averla vista vicino alla leva del cambio. Sarebbe stato in quel momento, secondo il racconto dei carabinieri intervenuti, che il conducente avrebbe messo in moto la Citroen C3, travolgendo il militare che stava tentando di sfilare le chiavi dal cruscotto. Per evitare di essere investito l’altro carabiniere, che stava esplodendo un colpo di pistola contro gli pneumatici per arrestare la fuga dei malviventi, aveva sbattuto violentemente contro un’auto in sosta. Sbilanciato dal movimento, il proiettile aveva raggiunto invece l’indagato. Ma quest’ultimo ha raccontato invece che il militare avrebbe esploso il colpo contro di lui, quindi non accidentalmente, dopo che Leonardi aveva messo in moto la Citroen, sgommando a tutta velocità.

Versione quella del 43enne che però non ha convinto il giudice. Per il Gip il racconto dei carabinieri sarebbe supportato da diversi elementi, tra cui anche referto sulle lesioni riportate dai due militari e per questo ha convalidato l’arresto ed ha disposto la custodia in carcere perché, si legge nell’ordinanza, “i fatti ricostruiti sono talmente gravi ed oggettivamente pericolosi da attestare la sussistenza di una capacità criminale evoluta”.

 

 


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