PALERMO – Sono le 21.45 del 24 maggio di tre anni fa. I poliziotti corrono al supermercato “L’isola del risparmio” di via Roccazzo. Daniele Discrede è per terra in una pozza di sangue. Ha la forza di dire che “erano tre, tutti e tre con tre pistole, avevano una Citroen, di colore grigio, si sono portati il borsello con l’incasso… 4.500 euro… mi hanno sparato”.
Discrede morirà 43 minuti dopo all’ospedale Civico. Aveva 42 anni. I quattro colpi di pistola non gli diedero scampo. Tre anni dopo gli assassini non hanno un volto. L’omicidio resta irrisolto. Si può piombare in un supermercato, pistole in pugno, arraffare l’incasso di una lunga giornata di lavoro, lasciare un cadavere sull’asfalto e restare impuniti.
Non sono mancati gli sforzi investigativi. Si è indagato parecchio. Soprattutto fra le bande dei rapinatori che fanno base allo Zen. Il popolare rione palermitano potrebbe essere stata, infatti, la direzione di fuga dei rapinatori. Gli investigatori hanno analizzato numerosi tasselli, finora inediti, ma non sono riusciti ad incriminare qualcuno. Ed infatti la Procura ha chiesto l’archiviazione a cui si sono opposti i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Antonino Gattuso. Secondo i Discrede, ci sono i margini per continuare a indagare su alcuni tabulati telefonici, sulle immagini delle telecamere di sicurezza dell’attività commerciale, su dei reperti biologici e forse anche sul possibile ruolo di un basista. Spetta al giudice per le indagini preliminari decidere se chiudere il caso senza un colpevole oppure imporre nuove indagini.
Subito dopo il delitto due testimoni raccontano di avere visto due giovani armati e incappucciati, uno dei quali faceva fuoco contro Discrede quando era già a terra. Erano alti, magri, indossavano jeans e felpe scure. Ad attenderli in macchina c’era un complice. Poche ore dopo l’omicidio a Tortetta, uno dei primi paesi della provincia di Palermo, viene ritrovata una Citroen C4 distrutta dalle fiamme. La macchina era stata rubata otto mesi prima a Terrasini. Le testimonianze trovano conferma nelle immagini drammatiche delle telecamere del deposito di bibite. Discrede si lancia in moto contro i rapinatori che fanno fuoco e lo colpiscono alle braccia, alla schiena e al torace. Gli assassini sono davvero fuggiti a bordo di una C4 di colore grigio. Hanno imboccato via Roccazzo in direzione di via Leonardo da Vinci.
La macchina bruciata è la stessa usata per il delitto? I poliziotti scoprono che la Citroen trovata a Torretta alle 21.53 della sera del delitto è transitata sotto il ponte di viale Michelangelo-Viale Lazio in direzione Trapani, e due minuti in quello di via Belgio. Le tracce si perdono all’imbocco dell’autostrada per Mazara del Vallo. Tommaso Natale, Zen o Sferracavallo sono le possibile direzioni di fuga. Da qui verso Torretta, dove la macchina viene bruciata.
Chi ha rapinato e ucciso Discrede? I poliziotti prendono in esame tutti i colpi avvenuti nei mesi precedenti e successivi al delitto e che hanno una dinamica simile a quella di via Roccazzo. Nell’ottobre 2013 a Capaci nel mirino è finita una rivendita di tabacchi. Ancora una volta hanno agito in tre e sono fuggiti con una Citroen di colore Grigio. Gli investigatori si concentrano su un gruppo di rapinatori dello Zen guidati da Giuseppe D’Alessandro e Massimiliano Fiore. Fiore è stato più volte controllato nella zona fra Capaci e Carini. Il suo telefono è rimasto spento il giorno del delitto dalle 19.43 alle 2.13. Quando lo ha riacceso ha agganciato la cella di viale Regione Siciliana che include anche il luogo del delitto. Fiore, assieme a Francesco Castelli, Giacinto Grimaldi e Piero Di Mariano è stato visto frequentare i locali notturni sul lungomare di Capaci. I loro telefoni finiscono sotto controllo. Niente, nessun indizio. Nessun riferimento all’omicidio Discrede. Il 20 ottobre 2014 grazie alle intercettazioni i quattro uomini dello Zen finiscono in manette per il furto ai danni di una tabaccheria nel Comune di Biancavilla.
I poliziotti passano ai raggi X una sfilza di colpi oltre a quello alla tabaccheria Mirabile di Capaci. Gli obiettivi sono stati il Caffè Liberty di piazza Villani a Palermo, la tabaccheria Scalici di via dell’Arancio a Sferracavallo, un’altra tabaccheria a Ficarazzi, il Bar Targia a Cinisi. Ed ancora, la rapina ai titolari della gelateria “da Ciccio”, alla tabaccheria Pipati di via Luigi Settembrini e al negozio “la Putia di Salumi” allo Zen 2, tutti a Palermo. Le indagini danno dei frutti, ma non per l’omicidio Discrede. Si scopre, infatti, che Samuele Bronzino sarebbe il rapinatore di piazza Villani (è stato condannato a 4 anni). Bronzino è un pluripregiudicato in contatto con il gruppo di Franco Mazzè, assassinato allo Zen il 29 marzo 2015. Un gruppo di cui avrebbe fatto parte anche Michele Moceo, scampato alla pioggia di fuoco. Moceo è proprietario di una moto Bmw modello Gs, lo stesso di quella usata per la rapina a Mirabile. E così anche il gruppo Mazzè finisce sotto intercettazione. Anche stavolta, però, nulla emerge.
Il procuratore aggiunto Claudio Corselli e il sostituto Ennio Petrigni chiedono l’archiviazione. Di una cosa sono certi: si può escludere che “i soggetti autori dell’omicidio avessero la mera intenzione di uccidere Discrede e non anche quello di rapinarlo”. Volevano i suoi soldi e lo freddarono quando Discrede reagì investendoli con la motocicletta. D’altra parte se avessero programmato un omicidio avrebbero potuto compierlo pochi istanti prima, quando Discrede era andato a prendere qualcosa in macchina. Di fronte c’erano i rapinatori dentro la Citroen C4 che attesero il suo rientro nel piazzale del supermercato per entrare in azione. Rapinatore senza volto, perché a Palermo si può morire senza avere giustizia.
I parenti non si rassegnano. Si oppongono all’archiviazione dell’indagini e nel frattempo coltivano il ricordo. Oggi, alle 18, nella chiesa di San Giovanni Apostolo, in via Filippo Paladini al Cep, sarà celebrata una messa di suffragio. Alle 20 dalla chiesa di piazza Passo di Rigano partirà una fiaccolata con destinazione via Roccazzo.