Referendum, da Antoci a Ingroia | Il Sì e il No che aiuta la mafia

Referendum, da Antoci a Ingroia | Il Sì e il No che aiuta la mafia

Per l'ex pm la riforma farebbe felice Cosa nostra. Ma anche Crocetta è con Renzi...

PALERMO – Qualcuno ci dica qual è la direzione giusta. Ci spieghi dove dovremo depositare la nostra “crocetta”, il prossimo 4 dicembre, se vogliamo dare “un colpo alla mafia”. Se vogliamo contribuire, da cittadini impegnati civilmente, da portatori sani di nobili ideali, a indebolire Cosa nostra. Serve un Sì, o serve un No? Qualcuno ce lo spieghi.

Perché sembrava tutto chiaro, a dire il vero, poche settimane fa. Il teatro è quello della Leopolda di Renzi. Sul palco sale anche qualche siciliano come Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e oggetto di un terribile attentato pochi mesi fa. Antoci lo spiega chiaro, il concetto non ammette deroghe: “La mafia ha paura del cambiamento. Col Sì daremo un segnale di cambiamento. Il 4 dicembre potremo dare un colpo alla criminalità e all’illegalità”. Insomma, che dubbi potevano esserci ancora? Se un uomo come Antoci, legittimamente posto come esempio della lotta in Sicilia alla mafia più pericolosa, dice di votare Sì, che dubbi possono esserci mai, per il siciliano che odia la mafia?

Insomma, sembrava fatta: il voto antimafia è il Sì. Quando è intervenuta un’altra icona impolverata e ridotta da Crozza in parodia, della lotta a Cosa nostra. Per Antonio Ingroia, il pm dei processi antimafia che ha provato senza successo la strada della politica per poi accomodarsi nel sottogoverno di Crocetta, il Sì alla riforma “farebbe indubbiamente felici le mafie”.

Ma come? E il cambiamento? La mafia che ha paura del Sì? “La riforma Renzi-Boschi-Napolitano va incontro – ha spiegato però Ingroia – alle esigenze di quelle lobby più o meno occulte, tanto quelle legali quanto quelle illecite e, quindi, anche le organizzazioni criminali come Cosa nostra, che sempre hanno condizionato e tuttora condizionano la storia del nostro Paese affinché non diventi una vera democrazia”.

Tutto chiaro, anche in questo caso. Anzi, a scanso di equivoci Ingroia ha ribadito: “Ora c’è Renzi che altro non è che il ‘fattorino’ mandato per saldare i conti. I mandanti sono altri e vanno ricercati in quei centri di potere in quelle lobby talvolta anche criminali, come appunto le mafie, che hanno sempre agito, più o meno nell’ombra, per tenere in pugno il Paese”. Renzi è un fattorino, che viene a incassare col suo Sì, ma i “mandanti della riforma” vanno cercati anche nella mafia. E allora votiamo No, non c’è dubbio. Per impedire alla mafia di prendere piede, di rafforzarsi ci tocca votare No. O no?

E però… ad Antoci? Ad Antoci chi lo dice? L’uomo finito nel mirino di Cosa nostra, col suo voto finirebbe per favorire i suoi stessi attentatori? E soprattutto, chi lo dice all’altro “simbolo” di un’antimafia che, in questo caso, ha finito per appannarsi di fronte agli inciampi di quattro anni di governo? Per Ingroia il Sì farebbe felici le mafie. Per il Sì si è espresso anche Rosario Crocetta. Il governatore antimafia. Anche lui, col suo voto, “farà felici le mafie”? Qualcuno ce lo chiarisca, prima del 4 dicembre.


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