CATANIA – “Ma chi te lo ha fatto fare?” Nicola Grassi questa domanda se la sente pronunciare più volte al dì da quando ha deciso di scegliere di candidarsi con “Cento passi per la Sicilia” alle prossime elezioni Regionali. Volto dell’antiracket catanese, l’ormai ex presidente dell’Asaec ha deciso di dare il “proprio contributo attivo” al progetto politico avviato cinque anni fa da Claudio Fava. “Mi ha convinto”, ammette Grassi durante una telefonata che lo ha strappato ai tanti impegni di questa breve ma intensa campagna elettorale.
“Fava mi ha chiesto un impegno concreto e dopo una lunga e attenta riflessione ho deciso di accettare questa scommessa”, racconta. “Ricoprire una funzione politica penso sia la più alta forma di servizio alla comunità, bisogna essere consapevoli della responsabilità che si assumono. So – dice – che le mie affermazioni possono sembrare molto astratte per chi legge, ma quello che mi spinge è lo spirito di servizio. Sono stati questi i passaggi fondamentali della mia riflessione”. Grassi è spinto dalla voglia di dare anche “testimonianza” attiva “al mondo dell’antiracket e antimafia”. Un addio all’associazione? “Intanto mi sono sospeso dal ruolo di presidente come era giusto che fosse. Poi in futuro si vedrà”. Non è stato semplice comunicare la sua ‘uscita’: il lato più ostico è stato quello di rassicurare “le vittime” che l’Asaec segue. “Ho garantito che a loro non mancherà mai il supporto e il sostegno. Non è cambiato nulla. Non ci sarò solo io alla presidenza”.
In famiglia invece come l’hanno presa? “I miei genitori erano un po’ disorientati, mi hanno chiesto di pensarci attentamente e di tutelare comunque il mio lavoro…”. E la sua compagna Gianina Ciancio, deputata regionale del Movimento 5 Stelle? “Mi dà qualche consiglio, ma lei è fedele al Movimento quindi segue da fuori la mia corsa”. I cinque stelle hanno deciso di divorziare nonostante l’accordo delle primarie e stanno gareggiando in solitaria. “L’ho dichiarato più volte. Quello – commenta – che è accaduto lo reputo un tradimento del movimento agli alleati della coalizione. Un patto va preservato e osservato”.
Grassi è consapevole che quanto accaduto ha reso la strada più un salita per il ‘centrosinistra’ ma “io corro per vincere, non certo per partecipare”. Nicola Grassi è uno dei nomi del listino di Caterina Chinnici. “Non me lo aspettavo. Non posso che esserne onorato”. Alla candidata presidente chiede però di essere più presente “nelle strade e nelle piazze”. Più peso “nell’agone politico” in modo da dare a tutti i candidati che la sostengono “un supporto maggiore”. Da outsider della politica si è trovato catapultato in un mondo totalmente nuovo. E cosa ha trovato? “Una politica ambigua e raffazzonata. Io credo che la politica debba tornare ad essere normale. Deve occuparsi dei fatti concreti e quotidiani. Come delle difficoltà di cittadini e commercianti di arrivare a fine mese. Dobbiamo portare normalità nel vocabolario della politica”.
Il candidato dei Cento Passi poi è molto critico sulla totale assenza nel dibattito di questa campagna elettorale delle tematiche inerenti “la lotta alla mafia”. Un silenzio preoccupante anche all’indomani delle commemorazioni del quarantennale dell’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Grassi evidenzia come a Catania “la mafia esiste” ed è ancora “forte”. “Lo dimostra l’aumento di richieste di pizzo e la diminuzione di denunce. E non sottovalutiamo il fatto che la mafia ha ripreso a sparare”, dice.
L’ex presidente dell’Asaec ha le idee ben chiare sugli obiettivi che intende perseguire una volta conquistato uno scranno a Palazzo d’Orleans. “Punto ad entrare nella Commissione Regionale Antimafia”, confessa. La prima inchiesta da proporre? “Banche e settore immobiliare. Anche in questo settore, come hanno documentato alcune inchieste giornalistiche, si annida quella mafia bianca che è ben descritta nella sentenza di condanna di primo grado di Antonello Montante”. L’aspirante onorevole è consapevole che “c’è sempre in agguato quell’antimafia di facciata che fa tutto tranne che dedicarsi alla lotta alla mafia e alla tutela delle vittime. Anche questa va arginata e combattuta”.
Nicola Grassi in questo percorso ha fatto sue le parole di Libero Grassi, il commerciante ucciso dalla mafia 31 anni fa per aver denunciato. “Ad una cattiva raccolta di voti corrispondono cattive leggi e una cattiva democrazia”.