PALERMO – È una “prima volta” assoluta. Il Procuratore generale d’Appello della Corte dei conti, Pino Zingale, ha impugnato la deliberazione della Sezione di controllo che ha, sostanzialmente, dato il via libera al rendiconto della Regione siciliana.
Un nuovo colpo di scena nella vicenda assai complessa del “giudizio di parifica” sul bilancio. Per la Procura, insomma, i dubbi sulla tenuta dei conti siciliani sono ancora molto forti. E per questo ha deciso di presentare un ricorso di fronte alle “Sezioni riunite in speciale composizione”: la palla, insomma, passa a Roma. Sarebbe la prima volta in assoluto che a impugnare di fronte alle Sezioni riunite romane sia un pubblico ministero: in passato, infatti, erano state solo le Regioni a presentare ricorso contro la parifica.
Un ricorso, quello della Procura contabile che verrà formalizzato nelle prossime ore, ma nel rispetto del “principio di leale collaborazione”, il Procuratore ha già trasmesso, con una nota, alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana l’intenzione, appunto, di impugnare la deliberazione della Sezione di controllo che ha dato il via libera al bilancio.
Un passaggio che, al di là della formalità, ha anche un aspetto “sostanziale”. Il ricorso, infatti, resterà in piedi fin quando l’Ars non avrà approvato proprio quel rendiconto su cui si addensano i dubbi del Procuratore. Dubbi che sarebbero relativi principalmente agli aspetti legati alla “sterilizzazione delle anticipazioni di cassa”: ovvero agli strumenti messi in campo dal governo per “coprire” circa due miliardi e mezzo “prestati” dallo Stato.
Su questo punto, in occasione dell’ultima adunanza del 19 luglio, il Procuratore aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale proprio sulla norma prevista nella scorsa finanziaria regionale relativa alle anticipazioni. Una richiesta che è stata rigettata dalle Sezioni di controllo presiedute da Maurizio Graffeo. Ma le stesse Sezioni, nella deliberazione con cui hanno giudicato “regolare” il bilancio, eccetto alcune poste, hanno affermato che potrebbero “individuarsi sotto altro aspetto profili di criticità” relativi alla norma nazionale a cui si lega quella regionale, “per i quali – ha proseguito Graffeo – si ravvisa la necessità di proporre, con separata pronuncia, questione di massima al Presidente delal Corte dei conti affinché possa essere espresso un indirizzo nomofilattico sulla corretta interpretazione delle suddette norme”. Insomma, serve un “chiarimento”.
Ma intanto, la Procura tira dritto. Il ricorso, però, che di fatto lancia un allarme sulla tenuta stessa del bilancio regionale, rischia di svanire nel nulla. Se l’Ars, come detto, approverà questo rendiconto, cesserà la materia del contendere di fronte alle Sezioni riunite in speciale composizione. “Alla luce del giudizio di parifica – commenta il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – il parlamento non può non approvare il rendiconto, seguendo il calendario previsto, cioè entro il 10 agosto: è un nostro dovere istituzionale”. A quel punto, il ricorso finirebbe nel cestino. Ma i dubbi e gli allarmi potrebbero ripresentarsi già nel corso della prossima parifica. Quando ci sarà un nuovo governo. E un nuovo parlamento.