PALERMO – La confessione è piena. Salvatore Vincenzo Sucato, consulente di un’impresa che si occupa di fotovoltaico, ha confessato di avere pagato una mazzetta a Salvatore Rando, dirigente del dipartimento Energia e rifiuti della Regione siciliana.
Rando, a sua volta, dopo avere parlato di “regalia” per il buon esito della pratica, avrebbe scaricato su altri la responsabilità della mazzetta. Un modo per difendersi oppure ci sono davvero altri responsabili?
Di certo l’inchiesta si allarga, a cominciare dagli altri cantieri che andavano “spinti”. Il concetto di “spinto” è stato tirato in ballo da Sucato. Si è definito “costretto” pagare per evitare che la pratica per l’impianto fotovoltaico di contrada Serra Garofalo, a Ragusa, finisse nel pantano della burocrazia. Secondo l’accusa, Sucato sarebbe il corruttore, mentre i legali della difesa, gli avvocati Nino Caleca e Giovanni Di Benedetto, puntano alla più “morbida” ipotesi dell’induzione. Sucato pagava perché costretto.
Sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale a registrare il pagamento della mazzetta in diretta. Palermo, viale Campania, dicembre 2015. Sucato, consulente della Rete Rinnovabile srl, aveva un appuntamento con Rando, per sbloccare l’autorizzazione. Arrivò in macchina e attese l’arrivo del dirigente. “Leviamoci di qua, che devo fare una cosa non è che posso: siccome mi hanno dato disposizioni di anticipare io subito per potere loro farmi le fatture io così”: Sucato stava parlando di soldi. Soldi che intendeva in parte recuperare fatturandoli all’impresa con cui aveva una collaborazione.
Poi, contava le banconote nelle mani di Rando: ”… questi sono i tuoi con più… mille e nove, sono tre e nove… aspetta che ho pure cento che le ho prese a parte…”. In totale, tremila e novecento euro a cui Sucato voleva aggiungere altri cento euro che poco prima il figlio aveva prelevato al bancomat. “Se non te li trovi è lo stesso… mica succede niente”, lo tranquillizzava Rando. Sucato si mostrava pignolo: “I cosi giusti su giusti… Enzo questi sono, quanti me ne hai dato, in totale?”. “Quattro e tre, entro fine anno spero di arrivare a dieci, sicuro”.
L’importante era che Rando spingesse la pratica: “A me serve che venerdì io me lo posso e sera anche ci… arrivi?”. Rando: “Ci posso provare però non è che te lo posso garantire, il protocollo tu lo sai, devo andare a fare la pubblicazione non è che”. Sucato confidava nel dirigente: “Eh va be ma che ci vuole se glielo fai fare ora e lo fai stamattina anziché menartela”. Rando, alla fine, lo rassicurava: “Io ora glielo faccio…”. “… è da tanto tempo che è fatto questo decreto”, aggiungeva Sucato. Decreto che, secondo l’accusa, era stato compilato dal dirigente sulla base dei desiderata dell’impresa.
Lo scorso aprile, il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Claudia Ferrari hanno interrogato Rando: “… me li ha dati Sucato per una specie di gratifica, la vuole chiamare così… mi ha dato questi soldi e io scioccamente li ho presi”. Poi, però, avrebbe scaricato le colpe, forse sui suoi superiori. Anche lui avrebbe ricevuto pressioni.
L’impianto fotovoltaico di Ragusa non era autorizzato a collegarsi alla linea elettrica. Il Gse (Gestore di Servizi Energetici Spa) non avrebbe potuto erogare gli incentivi previsti dalla legge per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nell’indagine è coinvolto anche Paolo Lugiato, ex amministratore delegato dell’impresa titolare dell’impianto che viene considerato il “mandante” della corruzione.
In ballo c’erano altre pratiche in attesa di sanatoria che vengono ora spulciate dai militari: elettrodotto in contrada Ciavola a Favara, impianto fotovoltaico in contrada Anghillà a Caltanissetta, impianto fotovoltaico contrada Magaggiari a Partanna (Trapani), linea elettrica in contrada Mostrinciano a Priolo Gargallo, impianti fotovoltaico in località Caracoli a Termini Imerese, contrada Palmeri a Ciminna e contrada Madonna Falconeria a Partinico.
Rando, trasferito prima dell’inchiesta per decisione dell’assessore ed ex pm di Palermo Vania Contrafatto, è stato sospeso dal giudice per le indagini preliminari. Lo stesso Gip che ha mandato Sucato ai domiciliari, confermando poi la misura cautelare. I difensori hanno fatto ricorso al Riesame. Si attende l’esito.