PALERMO – Un buco nero ha inghiottito quasi quattro milioni di euro. Soldi che la Regione siciliana, in particolare il Dipartimento dell’Energia, non avrebbe dovuto pagare.
Si tratta dei soldi del Trattamento di fine rapporto richiesti dagli ex lavoratori di Multiservizi, società regionale ormai liquidata. Il lavoratori si sono rivalsi sulla Regione, che era debitrice nei confronti di Multisrevizi, attraverso il meccanismo del pignoramento presso terzi. Se si vanta un credito ci si può rivolgere al giudice civile chiedendo che vengano aggrediti i soldi di un terzo, in questo caso la Regione.
Tra il 2014 e il 2015 sono piovuti centinaia di decreti ingiuntivi che il Dipartimento si è accollato dando il via libera ai pagamenti, senza controllare che in realtà la cifra del suo debito nei confronti di Multiservizi era molto inferiore. Ad un certo punto, raggiunta la somma dovuta all’ex partecipata, gli esborsi avrebbero dovuto fermarsi.
A rispondere del danno erariale la Procura regionale della Corte dei Conti, guidata da Gianluca Albo, ha citato in giudizio il dirigente dell’area Affari legali del Dipartimento, l’avvocato Francesco Sucato (il danno contestato supera il milione e 700 mila euro), i dirigenti Vincenzo Iuculano e Antonella Natoli (543 mila euro ciascuno), e il funzionario Silvio Piombinio (760 mila euro). Secondo l’accusa, non avrebbero evitato che gli ex dipendenti di Multiservizi andassero all’incasso delle somme assegnate dal giudice civile.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria hanno riscontrato una “assoluta inerzia del Dipartimento rispetto all’abnorme fenomeno di aggressione di un medesimo debito”. Una “intollerabile leggerezza” che ha provocato un danno milionario alle casse regionali.
Nel marasma contabile la Regione pagava e nessuno decurtava la somma dalla lista dei debiti. Le persone citate in giudizio davanti alla Corte dei Conti si sono difese sostenendo che non era loro competenza fare le verifiche. Non è bastato ad evitargli il processo. Le indagini dei pubblici ministeri contabili non si fermano. L’ipotesi è che quanto accaduto all’Energia si sia ripetuto in altri dipartimenti regionali.