Un pomeriggio di sussurri | "Ora mi gioco la faccia" - Live Sicilia

Un pomeriggio di sussurri | “Ora mi gioco la faccia”

Le prime dichiarazioni del premier, dopo la comunicazione della lista dei ministri. La speranza, il ringraziamento a Letta e quello slogan che tutto riassume.

La conferenza stampa
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ROMA- “Ora mi gioco la faccia”. E’ l’epicentro del nuovo corso renziano. Il presidente del Consiglio scioglie la riserva e presenta la sua lista dei ministri, in cima a un pomeriggio di suspence. Lungo il colloquio con Napolitano – ma perfettamente in linea con l’importanza che il momento istituzionale richiedeva – frammentato da sussurri e indiscrezioni. Una serata che ha sfiancato i giornalisti in diretta che, al punto massimo di cottura, non sapevano più che dire, né quale ospite fare parlare. E un clima del genere procura gaffes di cui si può sorridere e su cui si può scherzare, come quella in cui è incorsa la bravissima inviata di La 7, Alessandra Sardoni, che accennava alla “trattativa con Napolitano”. E va bene che si parlava di esecutivo, ma all’anziano Presidente della Repubblica, custodito da una porta massiccia e dai corazzieri impettiti, saranno magari fischiate le orecchie.

Poi il tweet, la comunicazione leggera e veloce che è uno dei mantra del verbo renziano, auto-proclamatosi al passo con i tempi. E quel tweet in particolare: “Arrivo, arrivo!”. Quasi l’alzata di braccia del corridore al traguardo. Sarebbe passata un’altra mezzora. Infine, la porta che si schiude, i corazzieri che si fanno da parte. Renzi, nel suo abito scuro ministeriale, che infila la lista, in mezzo a tante altre parole di speranza, altro caposaldo dell’epica del segretario del Pd. Un’ambizione di lunga durata: “L’orizzonte è il 2018, ma il primo orizzonte è quello di domani mattina per cominciare a lavorare. Quello che deve essere chiaro è che il principale momento di forza che abbiamo è rappresentato dalla concretezza. Va benissimo ascoltare i mercati, ma dobbiamo ascoltare i disagi di chi vive nei mercati rionali. Per la prima volta l’Italia ha un governo che ha la parità di genere. Vorrei che fosse un pensiero bello”.

Un ringraziamento a Enrico Letta, un altro a cui saranno fischiate le orecchie. Le domande da schivare come pallottole insidiose. E quello slogan: “Mi gioco la faccia”. Un gioco grande per tutti, dalla scommessa semplice e terribile: vincerla o sparire. (rp)


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