PALERMO – Resais potrebbe chiudere e così arriva lo stop all’assunzione degli ex Pip nella società partecipata della Regione. Un riordino delle società partecipate graverebbe sula testa dei circa 2700 ex Pip che attendono dalla data dell’approvazione della finanziaria 2018 di passare nella società che raccoglie i lavoratori fuoriusciti da numerosi enti pararegionali. Dal fronte sindacali, così, Mimma Calabrò, segretario generale di Fisascat Cisl, tuona: “Non si possono continuare a trovare scuse per bloccare il passaggio di questi lavoratori in Resais”. Dalla Regione però arrivano rassicurazioni: “Le soluzioni amministrative per risolvere questa difficoltà sono già pronte”.
La notizia di un ennesimo inciampo nel cammino che dovrebbe portare i 2700 ex Pip in Resais si apprende da una nota del dirigente generale del dipartimento regionale del Lavoro, Francesca Garoffolo. Nella nota la dirigente racconta di quanto sarebbe emerso, ieri, nella riunione della commissione Bilancio all’Ars: su richiesta del dipartimento Bilancio, l’Ufficio legislativo e legale avrebbe reso un parere che suggerirebbe alla Resais di bloccare le proprie attività per via di un riordino delle partecipate. Un nuovo “impedimento” quindi che la seconda Commissione a Palazzo dei Normanni si sarebbe impegnata a superare con celerità.
È lo stesso assessore all’Economia Gaetano Armao a rassicurare: “Ci sarà un riordino delle partecipate che però non cambia per nulla la situazione dei lavoratori che devono passare in Resais”. Nei prossimi giorni l’Espi, società che controlla la Resais quest’ultima dovrebbe chiudere dopo decenni di stato in liquidazione. La Resais allora passerà alla Regione e potrebbe accadere che Palazzo d’Orleans controlli due società che gestiscono personale la Sas e la Resais.
Gli scenari allora saranno due. Da una parte, secondo l’interpretazione dell’Ufficio legislativo della Regione,dovrebbe essere applicata la regola secondo cui lo stesso ente pubblico non può controllare due società che abbiano la stessa funzione. Lo scenario sarebbe così la fusione fra la Resais e la Sas. In commissione Bilancio, invece, avrebbe preso piede una seconda opzione che dovrebbe finire nel Collegato: ribadire i caratteri speciali di Resais per lasciare intatta la situazione attuale.
Insomma, i piani sono saltati e probabilmente non sarà possibile rispettare il cronoprogramma che i sindacati, l’assessorato ala Famiglia e al lavoro e la Resais si erano dati. Tutto fino ad ora era proceduto regolarmente: il dipartimento al Bilancio ha creato un apposito capitolo per trasferire le risorse dalla Regione alla Resais, il presidente della società Rosario Ventimiglia, ieri con una nota ha chiesto di impegnare le risorse nel capitolo per avviare le pratiche per firmare i contratti ma oggi è arrivata la doccia gelata. Nella nota della dirigente del dipartimento al Lavoro emergono tutti i problemi di cui la burocrate è stata informata e che mettono in dubbio il fatto che si possa procedere alle assunzioni.
Il possibile riordino delle partecipate, che al momento allungherebbe ancora di più l’assunzione degli ex Pip in Resais, infatti è solo l’ultimo dei problemi. Sulla norma della finanziaria 2018, lo si ricorderà, pesa il giudizio davanti alla Corte costituzionale. Davanti ai giudici della Consulta “la strategia difensiva dell’Avvocatura distrettuale dello Stato è improntata sulla non avvenuta attuazione della norma, circostanza che potrebbe determinare la cessazione della materia del contendere”.
Insomma, gli avvocati della Regione, provano a difendere il passaggio in Resais prendendo tempo e sfruttando il fatto che la norma non ha ancora prodotto effetti. Questo però suggerisce di stare fermi, proprio mentre il fronte dei lavoratori spinge perché si arrivi alla soluzione.”Non sono ammesse più rinvii, – ha commentato Mimma Calabrò, che ha continuato – La buona politica e la buona burocrazia assolvendo bene ai propri compiti consentano il passaggio in Resais di questi circa 2700 lavoratori che – ha sottolineato – sono persone e non burattini”.