CATANIA – Dopo il Gip Marina Rizza, anche il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti dell’ex assessore all’Ecologia del comune di Giarre Piero Mangano, accusato di corruzione aggravata nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Ionia”. Secondo la Procura di Catania Mangano avrebbe favorito il pagamento di fatture, pari a 6 milioni di euro, alla ditta Aimeri Ambiente, nonostante alcune fossero state contestate dal comune di Giarre, in cambio di assunzioni concordate con Roberto Russo, ex direttore del personale per conto dell’azienda milanese, in carcere da gennaio con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso.
La quinta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta da Maria Grazia Vagliasindi, è quindi giunta alle stesse conclusioni del Gip. Non sarebbero emersi gravi indizi di colpevolezza a carico dell’ex assessore in merito al reato ipotizzato. Secondo il Tribunale, infatti, il pagamento delle fatture non costituirebbe un atto contrario ai doveri d’ufficio poiché dovuto, secondo quanto stabilito dal capitolato d’appalto stipulato tra la società d’ambito Joniambiente e l’Aimeri, per il servizio di gestione dei rifiuti. Tuttalpiù, si legge nel provvedimento, potrebbe prefigurarsi il reato di corruzione per atto d’ufficio, che comunque non prevede alcuna misura cautelare detentiva.
Il Riesame esclude anche qualsiasi azione volta ad agevolare il sodalizio mafioso di cui, secondo la Procura, avrebbe fatto parte Roberto Russo non essendo stato adottato da quest’ultimo alcun metodo intimidatorio né violento, tipico dell’associazione mafiosa. Soddisfazione è stata espressa dal legale della difesa, Giovanni Spada, che ha dichiarato a LiveSiciliaCatania: “ Questo è un ulteriore passo per dimostrare l’assoluta estraneità dell’ex assessore Piero Mangano a qualunque comportamento illecito nell’ambito delle sue passate funzioni”.