Resta a casa Renzi - Live Sicilia

Resta a casa Renzi

DI CLAUDIO REALE Il presidente del Consiglio annuncia: "Sarò a Palermo". Poi decide diversamente.

Strage di Capaci
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2 min di lettura

L’avevamo previsto un mese fa. Ma oggi, dopo la feroce polemica sulle ceneri dell’antimafia targata Pd, la decisione suona persino meno opportuna. La scelta del presidente del Consiglio Matteo Renzi di venire a Palermo il 23 maggio per commemorare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la sua scorta e, forse en passant, chiudere la volata della campagna elettorale delle Europee rende concreto il rischio della strumentalizzazione di un patrimonio collettivo come la memoria della strage di Capaci. Forse involontaria, forse in buona fede, ma inevitabile.

Comprendiamo la logica di una scelta del genere. Matteo Renzi, oggi, non è solo il segretario del Partito democratico, ma è anche il capo del governo italiano. Rappresenta le istituzioni, e come avevano fatto l’anno scorso Enrico Letta e due anni fa Mario Monti porta la vicinanza dello Stato alle vittime di Cosa nostra, porta la bandiera della Repubblica nella battaglia contro le cosche. Renzi, però, venerdì non porterebbe solo quella bandiera, perché appunto è il segretario del suo partito e perché quel giorno si lanceranno gli ultimi appelli per il voto. Perché è naturale che in quella sede gli vengano rivolte domande politiche. Perché, al di là della sua volontà, sarà trascinato nel dibattito pre-elettorale.

Comprendiamo la logica, quindi, ma non la condividiamo. Perché quel giorno, come avevamo scritto alla fine di aprile, dev’essere di tutti. Perché per un anno la presenza istituzionale può essere testimoniata anche solo con un messaggio inviato da lontano. Perché ancora oggi gli strascichi del dibattito sull’antimafia, sulle fazioni di un fronte che dev’essere collettivo, sono entrati nello scontro dialettico della politica. Renzi ha un’occasione d’oro: optare per il beau geste e scegliere di testimoniare la sua presenza da lontano, lasciando la scena del 23 maggio alla gente comune e non alle bandiere di partito. Una richiesta che abbiamo rivolto e rivolgiamo al premier, ma anche a tutti gli altri esponenti politici: ministri e parlamentari, presidenti di Regione e soprattutto candidati, per una volta, mancheranno di rispetto alla memoria dei nostri martiri venendo a Palermo, non rinunciando a esserci. Cari politici, per una volta, solo per una volta, è meglio che restiate a casa.

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