Un barbone miliardario. Un processo che potrebbe fare luce sul mistero. E, appunto, un mistero.
È stata depositata a Reggio Calabria la richiesta di revisione del processo a Franco Bellinghieri, 47 anni, gestore dell’istituto per anziani “Santa Marta” condannato all’ergastolo per la morte del medico chirurgo Domenico Naselli. Il dottore fu ucciso a Messina il 22 febbraio del 1990. Viveva come un barbone ma lasciò in eredità decine di miliardi di lire proprio al suo presunto assassino.
La domanda di revisione del processo è stata deposita nella cancelleria della Corte d’appello dal legale di Bellingheri, l’avvocato Giuseppe Lipera, che parla di “filoni di indagine poco vagliati o del tutto omessi” e chiede di “ascoltare nuovi testimoni” e “nuovi esami balistici e medico legali”.
Bellingheri fu condannato all’ergastolo, in qualità di mandante del delitto, il 28 ottobre del 1994 dalla Corte d’appello di Messina. La sentenza fu confermata in secondo grado e poi dalla Cassazione. Secondo l’accusa il movente del delitto sarebbe stato economico: Naselli viveva come un barbone ma aveva un patrimonio di oltre 20 miliardi di lire, Bellingheri sarebbe riuscito a carpire la confidenza del medico e si era fatto nominare erede universale.