Ribellione contro il Partito di Renzi | Caos Pd, protesta in mezza Sicilia - Live Sicilia

Ribellione contro il Partito di Renzi | Caos Pd, protesta in mezza Sicilia

Uno dei manifesti affissi a Caltanissetta

Dal gruppo dirigente di Trapani ai giovani di Agrigento: l'onda del disimpegno. Dito contro Faraone

PALERMO – Sono sempre più soli i renziani in Sicilia. Non ci sono più correnti, infatti, nel Partito democratico dell’Isola, la divisione è una e una sola: con Renzi o contro Renzi. O meglio, con Faraone o contro Faraone. Mentre il Pd si avvia verso una delle campagne elettorali più difficili della sua storia, in Sicilia c’è chi parla di Davide Faraone, luogotenente del segretario nazionale nella regione, come “l’unico imputato” per la frantumazione del partito. 

Dopo l’annuncio delle liste, il tanto temuto, e più volte annunciato, disimpegno della base in campagna elettorale si sta concretizzando, giorno dopo giorno, ora dopo ora, in una serie di manifestazioni di protesta che allontana sempre di più i territori dal centro. L’ultima notizia, ma solo in ordine di tempo, è l’autosospensione di una parte del gruppo dirigente del partito di Trapani, da Mino Spezia, sindaco di Valderice, a Giacomo Tranchida, consigliere comunale di Erice e candidato alle ultime regionali e giunto a pochi voti dal candidato poi eletto, Baldo Gucciardi. In più, la Federazione dei Giovani democratici di Agrigento si è autosospesa, la Conferenza dei circoli di Caltanissetta è in Assemblea permanente, in provincia di Palermo si è riunita un’assemblea di dirigenti, militanti e sindaci. E a breve, potrebbero arrivare iniziative nella stessa direzione anche da Catania e Messina. Tanto che nell'”altro Pd” si sta già pensando a un coordinamento regionale che metta insieme tutti coloro i quali si ritrovano negli slogan “No potentati” e “Senza padroni”.  

“In una notte (la notte della direzione nazionale, n.d.r.) ciò per cui il Pd esiste, per cui il Pd è nato, è stato spazzato via, calpestato da una logica figlia di un modo di intendere la politica che non ci appartiene. Non possiamo accettare tutto questo”. È quanto affermano in un documento i giovani dem di Agrigento, annunciando un sostanziale disimpegno in questo mese di campagna elettorale prima del voto del 4 marzo. “Piuttosto che scrivere a malincuore queste righe, avremmo voluto partecipare ad una campagna elettorale che tramite la celebrazione delle primarie, come da statuto, ci avesse resi partecipi nella scelta dei nostri rappresentanti. Non possiamo e non vogliamo fare campagna elettorale per il ‘Partito di Renzi’. Per queste ragioni, i Giovani democratici della federazione di Agrigento, si autosospendono. Voteremo Partito democratico perché, nonostante tutto, siamo convinti che rimanga l’unica proposta seria per il Paese, ma non parteciperemo attivamente alla campagna elettorale”.

I circoli della provincia di Caltanissetta, intanto, si sono prima autoconvocati e poi hanno deciso di indire un’assemblea permanente presso la federazione provinciale fino al 4 marzo, per definire iniziative ed azioni durante la campagna elettorale. Un gesto che serve per “esprimere unanime dissenso per il metodo autoritario di selezione delle candidature, che hanno favorito la fedeltà al capo e le discendenze dinastiche, e per rivendicare un ruolo della base e dei territori nei processi che determinano scelte irreversibili e decisive per il futuro del partito”. Gli stessi circoli promuoveranno la protesta attraverso l’affissione di manifesti con l’hashtag #NoPotentanti e #SenzaPadroni presso tutte le sedi locali del Partito democratico della provincia di Caltanissetta.

“Nel corso di queste settimane  – afferma Giuseppe Arancio, parlamentare regionale del Pd – abbiamo detto chiaramente che ci saremmo opposti a nomi calati dall’alto, scelti senza consultare il territorio. A Roma, malgrado i nostri appelli, si è deciso di forzare la mano, ma rispetto a questa scelta noi non possiamo restare inermi e silenziosi. Si è privilegiata la fedeltà al capo invece che il radicamento, si è favorita la “discendenza dinastica” piuttosto che la capacità di raccogliere consenso. Avremmo voluto fare una campagna elettorale con un altro spirito e ben altre motivazioni, – continua – adesso invece il Partito democratico dovrà fare i conti con il disimpegno di alcuni suoi dirigenti e tesserati e il disorientamento di tutti i circoli”.

Anche il deputato regionale Antonello Cracolici fa parte del fronte della protesta e ieri è stato tra gli organizzatori di un’assemblea di dirigenti, militanti e sindaci del Pd della provincia di Palermo che si sono riuniti per attaccare il “profilo politico” delle liste per le elezioni del 4 marzo. L’orientamento è quello di convocare durante la campagna elettorale “assemblee in tutta la Sicilia per dare voce a un’altra idea del Pd che in Sicilia come a Roma sta assumendo caratteristiche inaccettabili”. “Queste assemblee – ha aggiunto Cracolici – non vedranno la partecipazione dei candidati espressione di quel modello di Pd monolite e non espressione della ricchezza delle culture riformiste e progressiste della nostra isola”. Proprio come starebbero facendo i circoli di Palermo Noce e Palermo Libertà, organizzando per domenica prossima un’assemblea a cui non sarà, intenzionalmente, invitato il candidato orlandiano, Fabio Giambrone.

Una situazione, comunque, che diventa ogni momento più seriaE il malessere monta sempre di più, tanto che c’è chi teme che si possa giungere addirittura alla colluttazione fisica. 


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