CATANIA – “Oltre questo non c’abbiamo…non c’abbiamo nient’altro, dobbiamo rivolgerci a Meloni però non lo so se… io farei questo tentativo…”. Il folle piano della ‘cricca’ che, secondo la Procura di Catania gestiva un sistema di scatole cinesi per far soldi, frodando il fisco, prevedeva contatti ad altissimo livello, con esponenti politici di primo piano. Non solo con la presidente del Consiglio, estranea, però, ad ogni contestazione.
Le intercettazioni della cricca
Non solo lingotti d’oro, Porsche e Ferrari, rolex e una vita oltre ogni lusso, dalla maxi indagine del Pm Fabio Regolo e del procuratore aggiunto Agata Santonocito emerge il ruolo di un colletto bianco, Fabrizio Sarra, ritenuto l’uomo giusto a cui rivolgersi per mantenere rapporti con il mondo politico.
Prima bisogna, però, provare a entrare nel cartello di 37 società che somministravano dipendenti “illegalmente” a ben 439 aziende italiane, frodando il fisco e riciclando somme ingenti di denaro, attraverso apposite fatturazioni incrociate. La Finanza ha sequestrato 30 milioni di euro. In ballo ci sono “importanti consulenti” e un sistema che entra in funzione quando l’Ispettorato del Lavoro esegue un accesso ispettivo.
Dentro il sistema
Nel mirino della Guardia di finanza, che ha eseguito l’operazione Alto livello, con 16 misure cautelari, c’è un reticolo societario che gestisce la “somministrazione illecita di personale”, una matassa tra imprese “distaccanti” e “distaccatarie” che producono un vorticoso giro di fatture in grado da movimentare enormi volumi di soldi.
Coinvolte società di carburanti, colossi cinesi che gestiscono importanti centri commerciali nel Catanese e fiumi di soldi. Il dominus, Carmelo Di Salvo, acquista lingotti d’oro a 64 euro al grammo, pagando, in contanti, somme tra 65 mila e 180 mila euro. Non si contano rolex e auto di lusso e consegne di somme “cash” anche grazie a un maresciallo della finanza.
I viaggi di Sarra
Sarra, mentre viaggia con zainetti pieni di contanti, con somme tra i 10 e i 30 mila euro, comunica di essere in contatto con un amico, tale “Lucio”, “tramite il quale vuole fissare un incontro con Renato Schifani”, il presidente della Regione Siciliana. Ma dell’incontro non c’è traccia negli atti giudiziari e il presidente Schifani è estraneo a ogni contestazione.
Le cimici della finanza
Nel momento di allerta, la finanza monitora i colloqui “con i consulenti di spessore nazionale” e annota l’incontro di Sarra con Lucio Barani, non indagato, ex senatore della Repubblica ed ex segretario del Psi, a piazza del Parlamento in Roma, insieme ad altri due anelli importanti del reticolo di società, Mariuccia Copia, titolare di un importante studio legale, Copia & partners, in videochiamata e Gaetano Vacirca.
Sarra sostiene di aver coinvolto un “consulente del ministro del lavoro”, ma poi prova a puntare più in alto: “Io farei questo tentativo e secondo me, tra tutte le carte che abbiamo sprecato e abbiamo messo sul tavolo, questa mi pare quella più probabile a qualche risultato e comunque, un piano B io spero che sia stato già studiato”. La carta di cui parla Sarra è la Meloni ma “il consulente del ministro è lui che te dà la soluzione per bypassà determinati problemi, perché lui tele fa le cose, poi…”.
Gli altri tentativi
Secondo la Finanza le conversazioni confermano come, nel momento delle criticità, gli imprenditori ai vertici del sistema insistono con Sarra “affinché alzi il livello delle pressioni con i propri contatti, per fare in modo che le ispezioni vengano fermate”.
Il gruppo non si accontenta di “muoversi verso Roma per parlare con intermediari – si legge nell’ordinanza – ma pretenda un incontro con il sottosegretario al Lavoro Durigon”. Durigon, è bene precisare, è estraneo ad ogni coinvolgimento. Le intercettazioni “danno contezza del fatto che sono riusciti a contattare qualche persona dell’assessorato regionale, pur sapendo che la competenza delle ispezioni appartiene ad altri uffici”.
Quindi il gruppo avrebbe fatto leva sui “contatti di Sarra con politici che dovendosi candidare alle elezioni europee, hanno tutto l’interesse a dare loro un proprio contributo nella speranza poi di avere ritorni in termini di voti”.
Il tentativo
“Senti questo qua…si può risolvere solo con Durigon”, dice Mariuccia Copia, che aggiunge, parlando a Di Salvo e Sarra: “Basta…là devi spingere, parliamoci chiaro, è inutile che ci prendiamo…”. Di Salvo assicura: “E allora oggi…dopo lo chiamo e ci facciamo…”. “Ci facciamo prendere un appuntamento, io – insiste la Copia, gli devi dire che mi sposto a Roma solo se parlo con Durigon, non con gli intermediari”.
Le parole degli inquirenti
Per i magistrati, “il livello raggiunto” dal sistema di Di Salvo, “appare inquietante per le dimensioni del fenomeno e per i numeri della frode realizzata, sia per la capacità di contattare, come detto, uomini delle istituzioni posti ai vertici dello Stato, al fine di ottenerne favori”.
Il 26 gennaio del 2024, Di Salvo origanizza al Carpegna Palace di Roma un convegno per illustrare un nuovo progetto in materia di contratti di rete, presentando la nuova rete nazionale “Revolution”. Tra i relatori chiamati per l’evento ci sono professori universitari, un ispettore del lavoro, il presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, che però non partecipa all’evento personalmente.
La Guardia di finanza stava monitorando ogni passo, il castello di società si è sbriciolato sotto la scure del Gip.