PALERMO – Otto discariche attive su undici e due pronte a chiudere i battenti. E un contenzioso che rischia di provocare altri guai. A dieci mesi dalla fine dello stato di emergenza per i rifiuti, la raccolta dell’immondizia in Sicilia continua a fare i conti con un sistema da rattoppare: domani, infatti, chiuderà i battenti la discarica di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, mentre a dicembre cesserà le attività quella di Gela, in attesa di una nuova vasca che secondo le stime dell’assessorato sarà pronta nell’estate dell’anno prossimo. Intanto, il braccio di ferro fra Regione e privati sulla discarica di Siculiana è arrivato alle carte bollate: il gruppo Catanzaro, che gestisce la struttura in provincia di Agrigento, in estate aveva chiesto di ricevere meno rifiuti per evitare il rischio saturazione, ma dopo il “no” del presidente della Regione Rosario Crocetta ha presentato un ricorso al Tar. Il tribunale ha giudicato ammissibile il ricorso, in attesa di una pronuncia sul merito che arriverà nelle prossime settimane.
Due chiusure in vista,
ma c’è anche una toppa
Fino ad allora si procede come da programma. Un programma che si regge su quattro punti fermi principali: la discarica della Oikos a Motta Sant’Anastasia, quella gestita dalla Rap a Bellolampo, quella della Sicula trasporti a Catania e appunto la struttura di Siculiana. Su queste ultime due è appena arrivato un semaforo verde: al termine delle verifiche la Regione ha messo nero su bianco che “nulla si è avuto di (sic) rilevare sulla discarica di Siculiana gestita dalla Catanzaro costruzioni” e che “è in corso di avvio il procedimento di secondo livello per la verifica di regolarità nei confronti della Sicula Trasporti”.
Ad affiancarle, al momento, quattro discariche più piccole: l’impianto gestito dall’Ato Ragusa Ambiente nel capoluogo ibleo, quello della “Alte Madonie Ambiente” a Castellana Sicula, la struttura dell’Ato Cl2 a Gela e quella di Belice Ambiente a Campobello. Proprio queste ultime due sono destinate a cambiare il quadro: domani scade – “per sempre”, dicono dal dipartimento Rifiuti – l’autorizzazione per la discarica in provincia di Trapani, e quindi i rifiuti di Petrosino, Mazara, Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Salemi, Santa Ninfa, Poggioreale, Vita, Gibellina e Salaparuta saranno dirottati verso una nuova destinazione, l’impianto appena completato nel capoluogo da “Trapani Servizi”, che appunto domani aprirà i battenti. Più lunghi sono i tempi di saturazione di Gela: il livello di guardia sarà raggiunto, ancora secondo il dipartimento Rifiuti, a dicembre, e da allora ci saranno sette mesi di stop in attesa che vengano completati un impianto di biostabilizzazione e una nuova vasca.
In morte di una discarica:
c’era una volta Mazzarrà
Nei piani della Regione, almeno fino all’estate, c’erano anche altri due impianti. Strutture che però ormai esistono solo sulla carta: se infatti la discarica di TirrenoAmbiente a Mazzarrà Sant’Andrea ha celebrato martedì il primo compleanno dell’ordine di sequestro emesso dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, quella gestita da Sogeir a Sciacca è chiusa per esaurimento degli spazi in attesa della costruzione di una nuova vasca e di un impianto di biostabilizzazione. “La struttura – assicurano dal dipartimento Rifiuti – riaprirà entro la fine del mese”. Fino ad allora, però, si continuerà con la politica dei rattoppi: i comuni che fino all’estate portavano l’immondizia nella città delle terme al momento devono fare una deviazione e arrivare a Siculiana. Volumi tutto sommato modesti – l’ultimo dato certificato dalla Regione era di 100 tonnellate al giorno – ma che contribuiscono al sovraccarico che appunto il gruppo Catanzaro contesta a Crocetta.
Arrivano i nuovi impianti
(e forse anche un piano)
Qualche buona notizia, però, nel frattempo è arrivata. La prima giunge da Palermo, dove è stato consegnato e collaudato il nuovo impianto da mille tonnellate al giorno: la struttura, che inizierà a lavorare nei prossimi giorni, è certificata sulla carta per 100 tonnellate di umido e 900 di indifferenziato, ma è dotata di un’apparecchiatura di nuova generazione che le permette di aumentare i volumi per lo smaltimento della differenziata a discapito di quelli per i rifiuti “generici”. Bisognerà attendere di più per la realizzazione della discarica di Enna: “Sarà pronta fra un anno”, assicurano dall’assessorato.
Intanto, dopo il via libera parziale del ministero sul piano Rifiuti i tecnici dell’assessorato lavorano sulle correzioni chieste da Roma. I ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, infatti, avevano detto “sì” al progetto della Regione con sedici pagine di “condizioni, prescrizioni e osservazioni” che bacchettano pesantemente la Sicilia sui rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata. “Il nuovo piano – assicurano dall’assessorato, uno dei pochi che con la conferma di Vania Contrafatto anche durante l’azzeramento hanno potuto contare sulla continuità politica – sarà pronto a giorni e dovrà ricevere una valutazione ambientale strategica entro dicembre”. Tappe forzate, insomma, per ridefinire un programma che – come LiveSicilia ha spiegato cinque mesi fa – Roma aveva criticato anche per motivi legati alla tutela dei monumenti, visto che ad esempio un impianto era previsto nel bel mezzo del Val di Noto, considerato patrimonio dell’umanità dall’Unesco per il suo fiorire di edifici barocchi. Novità moderne che in prima battuta devono essere sfuggite.