Il racconto di Palermo, che emerge dalle ultime cronache, rimanda a una persistente fisionomia caotica, sporca e drammatica. A mettere accanto i singoli pezzi, si coglie un insieme che non promuove sentimenti di speranza. Questo per l’aspetto fisico, tangibile, di una città.
“Una città appestata”
C’è poi il discorso morale, che impatta, comunque, sui fatti concreti, sottolineato dall’arcivescovo Lorefice, durante il Festino: “Dobbiamo avere il coraggio di dirci che Palermo è ancora appestata. Appestata dalla contro testimonianza di noi, credenti della Chiesa di questa terra; appestata dalla logica del profitto e dalla contiguità con poteri occulti, perniciosi, che ancora percorre tanta della nostra politica”.
Una situazione difficile, reiterata nel quotidiano. I resoconti del degrado vanno da Bellolampo – la discarica nel mirino di qualcosa di occulto e criminale, sottoposta a sabotaggi – alla sovrabbondanza della munnizza, alla crisi delle risorse idriche – che attende una decisione della Cabina di regia, con anticipazioni non confortanti – alla invincibile sporcizia, alla violenza crescente.
L’amministrazione Lagalla non assiste impassibile – nel perimetro delle sue competenze – ma la qualità e la quantità dei problemi cominciano a fiaccare la già flebile fiducia degli ultimi ottimisti resistenti. Tuttavia, i rimedi andranno trovati, perché il caos risulta insopportabile. Oggi, come ieri. E non vogliamo sopportarlo.
Il ‘conflitto’ Lagalla-Schifani
Si aggiunge una circostanza che rischia di diventare un ulteriore elemento di confusione: il ‘conflitto’ più o meno carsico tra il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e il presidente della Regione, Renato Schifani.
La differenza di pensiero rappresenta il sale del confronto, ci mancherebbe. Ma la frequenza dei reciproci botta e risposta lascia intendere una divaricazione strutturale, magari anche per questioni di legittima strategia politica. Che, forse, sempre ammesso che ci siano, sarebbe opportuno chiarire.
Il Teatro Massimo, con la disfida per la nomina del sovrintendente. Il futuro della Gesap. La ‘guerra dell’acqua’ a Palermo, con l’Amap, municipalizzata del Comune di Palermo, costretta alla retromarcia dopo la reazione durissima di Palazzo d’Orleans, con il presunto corredo di sgarbi e ripicche… Fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans non intercorrono legami di festosa complicità.
L’intesa da ritrovare
Un peccato, davvero, perché siamo sicuri che il sindaco e il presidente, ognuno per la sua parte, abbiano a cuore le sorti di una città, al momento, infelicissima. Proprio ieri, la Regione ha firmato un protocollo per la ventura costruzione di tre nuovi ospedali: un’azione che darà respiro alla boccheggiante assistenza sanitaria.
Sullo sfondo, resta il nodo di un rapporto controverso che sarebbe auspicabile fosse armonioso e concorde, nei limiti del possibile. Dalle conflittualità irrisolte, di solito, nasce uno stallo o, perlomeno, un clima permanente di tensione. Questa Palermo, fragile e piena di crepe, non può permetterselo.