PALERMO – L’esponente di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto oggi a proposito del disastro dei rifiuti in Sicilia e della sua gestione da parte dei governi nazionale e regionale ha parlato di “un teatrino inaccettabile”. Purtroppo, però, a proposito di teatro quella che è stata a lungo una commedia degli equivoci, per poi trasformarsi in farsa grottesca, sta ormai assumendo i contorni della tragedia. Quella di un Sicilia che, come ampiamente previsto da molti mesi, è letteralmente invasa dai rifiuti. Tra le code chilometriche davanti alla discarica di Lentini e le strade stracolme di sacchetti di spazzatura, la politica continua a litigare, giocare a scaricabarile (“ridicoli e surreali”, dice Gianpiero D’Alia, leader dell’Udc che però sostiene i governi di Roma e Palermo) e arrancare accumulando ritardi.
Di “emergenza” in questa tragedia è sbagliato parlare. Visto che i fatti di questi giorni sono il prevedibilissimo esito di un processo in corso da anni. Oggi però il teatro impone maschere di stupore. E reciproci scambi d’accuse. Maestro d’arte in questo è Rosario Crocetta. La firma sul disastro l’hanno messa i suoi governi. Ben tre gli assessori che si sono succeduti sulla polveriera dei rifiuti, nel balletto dei rimpasti: Nicolò Marino, Salvatore Calleri e Vania Contrafatto. I risultati di cotanto turn over sono sotto gli occhi di tutti. Un pantano il cui olezzo nauseabondo avvolge l’Isola.
Il protagonista assoluto della maleodorante piece teatrale, Crocetta Rosario da Gela, per mesi ci ha spiegato che avrebbe risolto lui la faccenda, che Roma non poteva e non doveva imporre decisioni, che i termovalorizzatori non si possono fare, e invece sì, o magari ni, perché in effetti i rifiuti si potrebbero portare all’estero, ma anche no, e via discorrendo. La colpa è sempre di qualcun altro, di chi c’era prima, di Orlando, di Faraone, di Catanzaro, o magari del destino. Il governatore negli ultimi tempi ha trovato un altro arcinemico. Orlando, appunto, accusato di avere agito da “capopopolo” per mascherare le sue responsabilità, in particolare quella di respingere a Bellolampo i rifiuti da altri Comuni. Un problema che si è risolto oggi, dopo una riunione tra Regione, Comune di Palermo e Rap, che ha sbloccato la situazione della discarica palermitana. L’accordo, che dovrà passare da un’ordinanza della Regione, permetterà ai Comuni della Provincia di conferire a Bellolampo, uscendo dall’emergenza che ha provocato scenari apocalittici in questi giorni.
Già, Leoluca Orlando. Il sindaco oggi ha anche incontrato il governo nazionale per chiedere un intervento. Anche lui da tempo va appioppando responsabilità ad altri. A Crocetta, in primis, certo. E poi ai privati signori delle discariche. A proposito dei quali Orlando, tirando in ballo espressamente “ cosiddetti confindustriali antimafiosi” ha parlato di “sistema di potere cianciminiano”, con annunciata querela da parte di Confindustria. I privati come male assoluto nella retorica del sindaco che controlla Rap e discarica di Bellolampo, anche se il pubblico nella Sicilia del disastro è tutt’altro che un esempio virtuoso. Basta guardare per questo ai numeri vergognosi della raccolta differenziata a Palermo.
La differenziata, questa sconosciuta. Il disastro dei numeri di Palermo è in buona compagnia. I sindaci che oggi si stracciano le vesti perché devono fronteggiare il disastro sui territori su questo fronte non hanno brillato. Non tutti, diciamo. Anche i primi cittadini cercano di liberarsi da ogni ombra di responsabilità. Eppure, nella tragedia del sistema siciliano dei rifiuti, i sindaci oggi vestono i panni del coro greco, tra pianti e lamentazioni, sorvolando sul passato, ricordato oggi dall’ex deputato Pino Apprendi, che ha parlato dei “sindaci seduti nei consigli di amministrazione degli ex ATO complici, non disinteressati, della pessima gestione, che li ha portati al fallimento”.
Ma la colpa, nella tragedia un po’ farsa, è sempre di qualcun altro. Come ricorda, a proposito di protagonisti, Davide Faraone, che sulla vicenda duella con Crocetta da un pezzo, attaccando ad alzo zero il governo regionale, dimenticandosi che l’assessore al ramo, Vania Contrafatto, è stato messo lì (e tenuto) dalla sua corrente. Anche se Crocetta pian piano la va esautorando e dai banchi di Ncd e Forza Italia la si vuole impallinare. Ma già ai tempi della legge sull’acqua, quando fu inascoltata Cassandra, s’è visto quale evanescente ascendente eserciti l’assessore sulla politica.
Intanto, da Roma abbiamo registrato irritazione, preoccupazione, impazienza e chi più ne ha più ne metta. Lo spauracchio del commissariamento è apparso e riapparso come uno spettro, ma ancora si aspetta. E il tempo passa, che è poi il leit motiv di questo disastro, il passare del tempo senza che nulla cambi. A partire dalla differenziata, che dovrebbe essere il punto di partenza per uscire dal disastro. E invece la Sicilia è ormai da quasi vent’anni in coda alle classifiche nazionali e non migliora. Tutto finisce in discarica, ingrassando il redditizio business dei privati, su cui in questi anni si sono affacciate molte ombre. E se il governo Crocetta è stato accusato di eccessiva morbidezza verso i privati, il presidente della Regione ora alza la voce, intimando alla famiglia Catanzaro che gestisce il maxi-impianto di Siculiana di approntare subito un impianto mobile di trattamento che separi i rifiuti riciclabili da quelli da smaltire in discarica, altrimenti “ci penserà la Regione con i poteri sostitutivi”. Ci penserà. Sempre al futuro si parla su questo palcoscenico. Al futuro parlano i nemici Crocetta e Faraone, al futuro parla il governo nazionale. Intanto il tempo passa. E la tragedia continua.