PALERMO – Lo Statuto speciale della Regione siciliana prevede l’incompatibilità fra l’incarico di deputato regionale e quello di senatore. Un bel problema se la riforma Boschi della Costituzione dovesse superare il referendum del 4 dicembre perché la Regione potrebbe ritrovarsi a non essere rappresentata a Palazzo Madama. A sollevare la questione, che si inserisce a pieno titolo nel dibattito tra il Sì e il No per il referendum, sono stati i senatori di Sinistra italiana Francesco Campanella e Francesco Bocchino. Un problema che riguarderebbe anche Sardegna, Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
La senatrice del Partito democratico Anna Finocchiaro, schierata per il Sì, ribadisce però che l’incompatibilità si risolverebbe con una riforma dello Statuto da fare dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione. “Occorrerà una modifica degli Statuti, che avverrà con legge costituzionale su intesa con le Regioni interessate”, spiega. Ma la riforma di uno Statuto speciale, norma di rango costituzionale prevede un procedimento aggravato per la riforma: il nuovo testo deve essere approvato in doppia lettura alla Camera e al Senato, e in più deve pronunciarsi anche l’Assemblea regionale.
A risolvere il problema a monte potrebbe essere il principio della gerarchia delle fonti, come spiega il costituzionalista Ainis a la Repubblica: “La nuova Costituzione – spiega Ainis – supera gli Statuti. Quando due norme dello stesso livello disciplinano in modo diverso lo stesso istituto, prevale quella successiva. Le norme degli Statuti speciali vengono implicitamente modificate dalla riforma costituzionale”.