Riforme poche, voltagabbana tanti | Ars, il nuovo anno riparte dai conti - Live Sicilia

Riforme poche, voltagabbana tanti | Ars, il nuovo anno riparte dai conti

Le leggi approvate nel 2019 non cambieranno la Sicilia. E il 2020 si apre come si era chiuso: dalle questioni legate al bilancio.

PALERMO – Oggi la Regione riapre i battenti in gestione provvisoria. Solo fra qualche giorno sarà discusso l’esercizio provvisorio che stando alle dichiarazioni del presidente della Regione dovrebbe durare due mesi. Si aprirà così la sessione di bilancio che porterà all’approvazione della legge di stabilità e del bilancio provvisorio, poi niente collegati.

Palazzo dei Normanni, riaprirà quindi per discutere di documenti finanziari, Così come è stato per buona parte del 2019. Poi dovrebbe essere il tempo delle riforme. Le intenzioni dell’esecutivo, però, dovranno avere seguito in parlamento. Lì gli equilibri cambiano, si formano gruppi e i deputati spesso conducono battaglie personali che possono sconvolgere la tenuta della maggioranza. Per leggere il 2020 così è molto utile guardare a quanto è successo nel 2019.

I cambi di casacca

Prima fra tutte c’è la questione degli equilibri fra le forze politiche. I movimenti animano soprattutto la maggioranza. Nel 2019 la coalizione che appoggia Musumeci ha incluso un nuovo nome, quello di Luisa Lantieri eletta con il Partito democratico ma passata a Ora Sicilia, un gruppo nato per sostenere il governatore guardando con simpatia alla Lega di Matteo Salvini. Il gruppo, è nato grazie ad alcuni transfughi: Lantieri come detto ha lasciato il Pd, Tony Rizzotto, eletto con la Lega è passato dal Misto al nuovo gruppo. a Ora Sicilia è passata anche Daniela Ternullo, eletta come sostituta di Pippo Gennuso nella lista dei Popolari e autonomisti. La decisione è stata confermata dallo stesso Gennuso, una volta che questo è tornato a palazzo dei Normanni. Infine ultimo dei transfughi è stato Luigi Genovese (diventato capogruppo della nuova formazione), il deputato messinese ha lasciato Forza Italia.

Genovese ha, in fondo, aperto l’esodo dei parlamentari dal gruppo azzurro. I berlusconiani all’Ars durante lo scorso anno hanno perso pezzi per varie ragioni. Anzitutto, con l’elezione al parlamento europeo, Palazzo dei Normanni ha salutato Giuseppe Milazzo. Oltre a essere il capogruppo di Forza Italia Milazzo fungeva da capo e collante della maggioranza, un ruolo che dopo la sua partenza non è stato ricoperto e riconosciuto a nessun altro, con ripercussioni anche sui fragili equilibri della coalizione. A Milazzo è succeduto Totò Lentini che, dopo qualche mese in Forza Italia, è passato a Fratelli d’Italia. Prima di lei un’altra forzista, Rossana Cannata ha detto addio ai berlusconiani siciliani per passare al partito di Giorgia Meloni.

Movimenti più regolari nell’opposizione. Nel Movimento cinque stelle c’è una new entry: Concetta Damante che è subentrata a Giancarlo Cancelleri nel frattempo diventato Viceministro ai Trasporti. A Palazzo dei Normanni si sono registrate anche ripercussioni a seguito della scissione del Pd con la nascita di Italia viva, il partito di Renzi. A questo si sono iscritti Nicola D’Agostino ed Edy Tamaio che provenivano dal gruppo di Sicilia Futura. Hanno lasciato invece il Pd, Luca Sammartino e Giovanni Cafeo.

Insomma, il 2019 è stato un anno in cui non sono mancati i cambi di casacca ma la premessa con cui si apre il 2020 non è diversa. Pochi giorni fa, infatti Matteo Salvini in persona ha annunciato la nascita di un gruppo della Lega a Sala d’Ercole. Probabilmente gli equilibri della maggioranza risentiranno di tutto ciò e la prima partita sarà quella della ricomposizione delle commissioni che si dovrà tenere, nei primi mesi dell’anno con lo scoccare di metà della legislatura.

I ddl da varare

Intanto, come ricordato si riparte dai documenti finanziari che, insieme alle polemiche sui conti, sono stati i protagonisti del 2019. La manovra dovrà senza dubbio andare di pari passo con il piano di impegni che il governo regionale dovrà assumere e concordare con lo Stato centrale entro tre mesi. Lo scorso anno l’Ars è stata assorbita dai documenti contabili almeno per metà anno: gennaio e febbraio per la finanziaria, da giugno ad ottobre per i collegati. Poi c’è stato il blocco della spesa “per prudenza”. Ad ottobre, in vista del nuovo disavanzo accertato con il consuntivo approvato dalla giunta, infatti il governo ha chiesto alla presidenza dell’Ars di non approvare leggi di spesa. Fra Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans così non sono mancati i momenti di tensione. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha accusato l’Ars di tenere nei cassetti i disegni di legge di riforma. La replica di Gianfranco Miccichè non si è fatta attendere: “Il governo rispetti l’Ars. Armao ha detto sì alle coperture”.

Intanto nel 2019, per due volte la riforma dei rifiuti, la più significativa delle riforme presentate dal governo Musumeci, è approvata a Sala d’Ercole e poi è stata accantonata. Così nell’anno che è passato l’esecutivo ha portato a casa poche riforme, tutte di secondo rilievo, di cui difficilmente si riesce ad avere memoria per le conseguenze che hanno provocato sull’economia siciliana a e sull’efficienza dell’amministrazione.

Sono passate col contributo dell’opposizione le uniche riforme approvate dall’inizio della legislatura: quella sul diritto allo studio, la riforma sulla pesca, quella sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi e quella sulle semplificazioni amministrative nel settore dei beni culturali.

In quest’ultimo caso si trattava della legge Tusa, una legge di semplificazione che adeguava la Sicilia al resto d’Italia quanto alla concessione delle autorizzazioni da parte degli uffici di tutela dei Beni Culturali. La legge fu approvata sull’onda emotiva della scomparsa dell’assessore e la connotazione fu più commemorativa che politica.

La riforma del settore delle pesca è stata approvata in totale accordo con le opposizioni. La legge sul diritto allo studio, invece, ha incassato l’appoggio del Partito democratico mentre il M5s l’ha definita “una legge inutile” per la mancanza di stanziamenti economici. E’ stata approvata a maggioranza la sola legge sui procedimenti amministrativi, la legge di adeguamento alla riforma Madia, passata con la maggioranza di 35 deputati e con il Pd che è rimasto in aula e si è astenuto. Poi a Novembre è arrivato l’ok all’unanimità alla riforma della Formazione professionale 

Tante sono le leggi, però, che attendono di essere varate: la legge sull’urbanistica, la riforma dei Consorzi di bonifica, la legge di riforma degli Istituti autonomi case popolari e quella dedicata alle Ipab. Insomma, a Palazzo dei Normanni, nel 2020 i ddl da approvare non mancheranno, la loro approvazione dipende, però, come sempre dai deputati.


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