PALERMO – Piazza Garraffello, almeno per il momento, resterà chiusa. Nonostante le previsioni dessero almeno metà della piazza in procinto di essere riaperta alla circolazione, infatti, i lavori di messa in sicurezza ad opera dei privati sono ancora in corso. Segnale di un centro storico, quello del capoluogo, che vive un momento particolarmente difficile: dopo il crollo della Vucciria a inizio febbraio, qualche giorno fa è venuta giù una palazzina nello storico mercato del Capo, mentre Palazzo Geraci, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, è stato posto sotto sequestro. Segnali di una porzione antica di Palermo che cade letteralmente a pezzi, mettendo in pericolo l’incolumità dei cittadini e nei guai l’amministrazione comunale che deve intervenire per rimettere insieme i cocci.
Ma questa volta a pagarne le conseguenze sono anche i commercianti che, come nel caso del Capo e di Palazzo Geraci, sono costretti ad abbassare le saracinesche e a chiudere sino a data da destinarsi. “Qui non si è visto nessuno dell’amministrazione comunale – dice Antonino Arena, proprietario di una macelleria in via Porta Carini, uno dei dieci esercizi commerciali sgomberati perché al piano terra del Palazzo Serenario crollato qualche giorno fa -, il mio negozio ha sessant’anni, l’ha aperto mio padre, io sono nato qui e qui abitavamo con la mia famiglia. Stanno portando via un pezzo del mio cuore”.
Il Palazzo Serenario è in realtà un isolato composto da tre unità immobiliari, la cui proprietà è quasi tutta di grandi società proprietarie di numerosi immobili nel centro storico, mentre il resto è dei commercianti. “Io, come gli altri piccoli proprietari – dice Arena – sono anche pronto a pagare per mettere in sicurezza l’edificio, ma il problema sono i grandi proprietari. Non posso pagare io la loro parte, finirei in bancarotta. Il Comune più volte ci ha diffidati a mettere tutto in sicurezza, io ho chiesto di poter mettere un ponteggio solo per la mia bottega ma mi è stato risposto di no: va messo per tutto il palazzo”.
Mettere in sicurezza un edificio non è certo semplice: la spesa va dai 50mila euro a salire e ci vuole il consenso di tutti i proprietari, spesso in conflitto fra loro. “Martedì sera hanno posto i sigilli – spiega Arena – non sapremo quando potremo riaprire, e intanto che facciamo? Come sopravviviamo?”. Arena, insieme ad altri commercianti (tra i sequestrati un panificio, un fruttivendolo, un’altra macelleria e altri negozi di alimentari) e a residenti, ha anche costituito il comitato “Mettiamo in sicurezza il Capo e salviamo il mercato” con l’obiettivo mettere in sicurezza l’edificio, riaprire via Cappuccinelle e gli esercizi commerciali, sensibilizzare le istituzioni a intervenire in danno degli inadempienti, contrastando anche le discariche abusive che si creano al termine dei lavori.
“Ritengo che l’amministrazione debba cambiare le priorità del proprio programma ricostituendo l’Edilizia pericolante del centro storico e creando un gruppo d’emergenza, coinvolgendo anche la Regione e chiedendo dei fondi proprio per l’intervento in danno ed espropriando senza riconoscere oneri agli inadempienti, ci vuole legge più pesante per chi abbandona gli immobili”, dice Ottavio Zacco, vicepresidente della Prima circoscrizione che in questi giorni è al fianco dei commercianti insieme al deputato regionale Edy Tamajo.
“Sono in contatto con l’assessore Bazzi, cercheremo di accelerare la messa in sicurezza – dice l’assessore alle Attività produttive Marco Di Marco – siamo consapevoli dell’importanza di questi mercati da valorizzare, come previsto nel nuovo regolamento unico. Ci sono cinque milioni di euro della legge 25”.
Ma i negozi non potranno riaprire almeno fino a quando tutto non verrà messo in sicurezza e il problema è che il Comune non ha i fondi necessari per sostituirsi, anche agendo poi in danno. “Noi possiamo mettere in sicurezza gli edifici pubblici che sono una decina, cosa che stiamo facendo – spiega l’assessore al ramo Agata Bazzi – ma non possiamo sostituirci ai privati, costerebbe troppo e dovremmo stabilire delle priorità”.
Slitta, come detto, la riapertura della Vucciria: “Tre imprese sono già al lavoro – continua l’assessore – ma i privati non hanno terminato tutti i lavori. Devono fare la dichiarazione di cessato pericolo, i tecnici comunali poi vanno a verificare la situazione e soltanto dopo si può modificare l’ordinanza di chiusura”. “Ci sono delle difficoltà oggettive, quando ho predisposto l’ordinanza di chiusura della piazza sapevo di questi problemi – dice Francesco Mereu della Protezione civile – è partita la messa in sicurezza della parte crollata, domani gli operai lavoreranno sul possibile ulteriore crollo. Speriamo di riaprire la piazza il prima possibile”.
In una situazione simile al Capo si trovano i commercianti di Palazzo Geraci di Ventimiglia, a cui sono stati posti i sigilli perché a rischio crollo e le cui botteghe sono state chiuse sine die. Anche qui un conflitto tra proprietari impedisce la nuova messa in sicurezza: una era già stata fatta alcuni anni fa, ma a cui non è seguito l’intervento di recupero.