"Vendevano Rolex e gioielli falsi" | Condanne per il clan dei 'pataccari' - Live Sicilia

“Vendevano Rolex e gioielli falsi” | Condanne per il clan dei ‘pataccari’

L'avvocato Antonio Turrisi

Sotto processo, a Palermo, c'erano venti persone. Un finto marinaio straniero avvicinava la vittima di turno, per lo più un anziano. Gli faceva crede di essere appena sbarcato e di avere bisogno di vendere i gioielli di famiglia. E il raggiro andava in porto.

 

PALERMO – Qualcuno lo ha definito il maxiprocesso ai pataccari. In venti sono stati processati dal Tribunale di Palermo. La metà di quali è stata condannata per truffa. Alcuni anche per associazione a delinquere. Ed è arrivata la stangata.

Ecco i nomi e i rispettivi destini processuali: Antonino Arizzi (2 anni e 7 mesi), Francesco Arizzi (3 anni e 11 mesi) e Gaspare Arizzi (2 anni e 4 mesi); Filippo Genova (11 anni); Giovanni, Francesco e Maurizio Grillo (tutti assolti); Antonino Grimaudo (2 anni e 9 mesi); Francesco Grisafi (3 anni e 2 mesi); Francesco Oliveri (assolto), Giuseppe Costantino (4, anni e 6 mesi), Giovanni Barone (4 anni), Attilio Immesi (3 anni e 4 mesi), Gaetano Immesi (assolto), Antonino Rizzuto (assolto, era difeso dall’avvocato Davide Chibaro), Gianluca Prollo (assoltro, difeso dall’avvocato Antonio Turrisi), Massimiliano Billeci (assolto), Antonio Ciresi (2 anni 4 mesi), Giovanni Burgarello (assolto), Salvatore Asta (assolto).

L’organizzazione si era specializzata in un classico della “sceneggiata”: convincere le vittime ad acquistare a “prezzi di favore” (dai due ai cinquemila euro) gioielli falsi, spacciati per oggetti preziosi di grande valore. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori, in alcuni casi i truffatori avrebbero fatto ricorso anche a tecniche di persuasione capaci di indebolire la resistenza mentale delle persone prese di mira. Molte di loro si sono costituite parte civile con l’assistenza dell’avvocato Rosanna Vella.

La vicenda viene a galla nell’ottobre 2008, quando i carabinieri di Castellamare del Golfo bloccano Filippo Genova. Addosso aveva dei fogli bianchi tagliati come se fossero una mazzetta di soldi. Solo la prima banconota era autentica. I carabinieri avviano le indagini e scoprono una trentina di truffe messe a segno a Palermo, Trapani, Alcamo, Sciacca, Mazara del Vallo, Partinico, Ribera, Capaci, Bagheria, Porto Empedocle, Castellammare del Golfo, Erice.

Il modus operandi era tanto ripetitivo quanto efficace. Un finto marinaio straniero avvicinava la vittima di turno, per lo più un anziano. Gli faceva crede di essere appena sbarcato e di avere bisogno di vendere i gioielli di famiglia. A questo punto intervenivano altri tre complici: il fantomatico esperto di pietre preziose, il fasullo compratore pronto a soffiare l’affare a l’anziano se non avesse fatto in fretta, e l’interprete capace di mediare l’acquisto. La vittima correva a casa a prendere i soldi e quando scopriva di essere stato raggirato era ormai troppo tardi.

 

 

 

 


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