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Roma promette aiuto | ma la protesta non si ferma

Il caos Gesip
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La protesta dei lavoratori Gesip non accenna a fermarsi, almeno finché il sindaco Diego Cammarata non darà risposte certe agli operai. Il primo cittadino è tornato a Palermo con un nulla di fatto, dal momento che il tavolo interministeriale non ha ancora individuato una soluzione definitiva all’emergenza dell’azienda di via Maggiore Toselli. Il governo ha assicurato il suo impegno, ma rimane il problema di come garantire i servizi da qui a fine mese, quando dovrebbe essere approvata la manovra finanziaria estiva.

Ieri i lavoratori hanno incontrato il prefetto Giuseppe Caruso, che ha ventilato l’ipotesi di uno stanziamento straordinario da parte della Protezione Civile: cinque milioni di euro che servirebbero a tamponare la situazione fino a inizio luglio. Il provvedimento è sulla scrivania del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ma le possibilità che l’operazione vada in porto appaiono remote. Stamane i lavoratori sono tornati in piazza, dal momento che domani scadrà la settimana di ferie forzate che potrebbe essere rinnovata se non ci fossero novità immeditate.

Le manifestazioni andranno avanti anche nei prossimi giorni, almeno fino a quando «il sindaco non convocherà con urgenza le organizzazioni sindacali per chiarire qual è la proposta sua e della sua amministrazione per una via d’uscita certa e strutturale della Gesip», si legge in una nota della Filcams Cgil, che lamenta «la continua mancanza di risposte certe dal tavolo interministeriale e le notizie contraddittorie di cui si apprende solo ed esclusivamente dagli organi di stampa».

Una situazione che va diventando sempre più incandescente, tanto da portare il commissario liquidatore Massimo Primavera sull’orlo delle dimissioni. Primavera ha già provato diverse volte a lasciare la scomoda poltrona, ma i sindacati lo hanno convinto a desistere per evitare un peggioramento della situazione. Ma all’orizzonte non si intravedono soluzioni e Cammarata potrebbe essere lasciato solo ad affrontare la rabbia dei lavoratori che stamane sono tornati in Prefettura e che, stando ad alcune voci, starebbero preparando forme eclatanti di protesta per i prossimi giorni.

Nel frattempo il Consiglio comunale, complice il referendum, si prende una settimana di ferie. La conferenza dei capigruppo, riunitasi stamane (da registrare l’assenza dell’intero centrosinistra), ha deciso di convocare la seduta per il 22 e 23 giugno per la trattazione degli atti propedeutici al Bilancio, dal momento che il 21 arriverà il parere dei Revisori dei conti. Le commissioni Bilancio e Urbanistica, a partire dal lunedì, avranno cinque giorni di tempo per esprimere un parere sugli atti: la prima sulla manovra, la seconda sul Piano triennale delle opere pubbliche. La settimana successiva, dal 27 al 30, Sala delle Lapidi si riunirà invece ogni giorno per una corsa contro il tempo con l’obiettivo di approvare il Bilancio entro la fine del mese, pena il commissariamento.

E intanto un’altra tegola cade sulla testa dell’amministrazione: entro il 26 il consiglio dovrà approvare la delibera per l’aumento del coefficiente Tarsu, altrimenti l’Amia, già indebitata fino al collo, dovrà restituire 12 milioni alla Regione in tre anni con gli interessi, anziché in 10 a interessi zero. Il capogruppo del Pdl, Giulio Tantillo, ha presentato una nota alla Presidenza per annunciare che il centrodestra proverà a trattare l’argomento prima del termine ultimo: si prospetta un altro braccio di ferro con le opposizioni.


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