PALERMO – “Non sono mai stato citato in tribunale come teste. Ho reso dichiarazioni al difensore di Giammarinaro su sua precisa richiesta e per indagini difensive. Non mi risulta e non potrebbe peraltro risultare che la Procura abbia aperto una indagine per falsa testimonianza nei miei confronti in quanto non sono mai stato citato dal tribunale nella qualità di testimone”. Lo afferma in una nota Saverio Romano dopo la pubblicazione di un articolo in cui si sostiene che il parlamentare nazionale, l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro e l’ex deputato regionale Pio Lo Giudice sarebbero coinvolti in un’inchiesta per falsa testimonianza collegata a quella che riguarda Giuseppe Giammarinaro, per cui qualche giorno fa è stato disposto il sequestro di beni per 15 milioni di euro, ripristinandogli la sorveglianza speciale per cinque anni.
Secondo l’edizione locale di “Repubblica”, le posizioni di Cuffaro, Romano e Lo Giudice, insieme con quelle di altri 25 testimoni citati in aula dalla difesa di Giammarinaro, dovranno adesso essere valutate dai pm di Trapani ai quali, in coda alla sentenza, il tribunale ha disposto di trasmettere i verbali delle deposizioni perché procedano per falsa testimonianza.
Romano nella sua nota ha concluso diffidando le testate giornalistiche dal “diffondere notizie tendenziose perché la trasmissione da parte del tribunale di atti in suo possesso alla Procura, non è necessariamente una inchiesta”.
Aggiornamento 24/04/2017
“Apprendo dalla stampa che sono state mandate alla Procura di Trapani la testimonianza mia e quella di altri 28 testimoni, resa al processo dell’onorevole Giammarinaro per eventuali determinazioni. Cosa ben diversa dal sostenere che sono indagato per falsa testimonianza”. Così in una nota l’ex governatore Salvatore Cuffaro. “Mi è stato chiesto se avessi incontrato nel 1991 tale Marcello Fondacaro e consigliatogli di rivolgersi a Giammarinaro – prosegue -. Nonostante siano passati 26 anni ricordo di non conoscere il pentito Fondacaro che invece porta, a prova del fatto che io lo conosca, il fatto che lo abbia mandato a salutare da una persona il signor Giammanco che era in carcere con me a Rebibbia. Fatto non vero perché il signor Giammanco che, sentito al processo, ha dichiarato di non conoscermi, è uscito dal carcere di Rebibbia nel 2007 mentre io vi sono entrato nel 2011. Nutro una ostinata fiducia nella Giustizia e ne ho avuto ed ho grande rispetto. Non credo di chiedere troppo se chiedo che anche la Giustizia abbia rispetto di me e della mia vita”.