PALERMO – “Il teatro Biondo si sobbarca un affitto annuale da circa 130 mila euro per il Teatro Bellini. In un momento conclamato di crisi ci chiediamo: qual è la necessitò di pagare un affitto così caro e di investire soldi per ristrutturare un teatro che appartiene a privati? Forse il Biondo dovrebbe concentrarsi in una programmazione più pertinente all’attività dello stabile di Palermo”. Lo dichiara il segretario della Slc Cgil di Palermo Maurizio Rosso, che domanda se nel nome di quella pluralità culturale tanto invocata non sarebbe più logico lasciare quello spazio, che rappresenta un costo, ad altri artisti.
“In un momento in cui il Biondo ha toccato il fondo dei 2 mila abbonati, un risultato di botteghino risibile, che senso ha tenere in piedi un altro teatro, quasi fosse l’Opera nazionale francese che mantiene l’Operà di Parigi e la Bastille? E con quali collaborazioni si è tenuto in piedi questo secondo teatro aperto, quali operazioni culturali sono state fatte rispetto alle aspettative degli artisti della città? Se era un teatro alternativo, perché il suo palcoscenico non è mai stato aperto alla collaborazione di Emma Dante o di Cuticchio, o non si è mai recuperato un regista come Carlo Collovà, solo per fare alcuni esempi? E non si è mai dato spazio a quartetti, ensemble, compagnie di ballo?”.
“Non ci sembra sia stata inaugurata al Biondo – conclude Rosso – , malgrado da tempo si levi un corso di richieste, nessuna nuova programmazione culturale in questa città addormentata a causa di una programmazione vetusta. In un momento in cui anche i teatri somigliano a stipendifici, ci chiediamo se le ristrutturazioni fatte per il Bellini a spese del Biondo sono solo benefici che resteranno al privato?».