Mentre era in corso l’udienza del processo al generale Mauro Obinu e al prefetto Mario Mori (nella foto), la borsa dell’avvocato Piero Milio è sparita dall’aula. Era poggiata, secondo quanto denuncia il penalista, sul banco delle parti quando il legale si è assentato per una pausa, durante la sospensione del processo, e non è più stata trovata.
“Sono andati sul sicuro – ha dichiarato Milio all’agenzia Ansa – Sapevano di trovare il pc nella borsa”. Un furto preoccupante dato che in aula di dibatteva del processo ai due alti ufficiali a cui è contestato il favoreggiamento alla mafia per il blitz fallito che, nel 1995, avrebbe potuto portare alla cattura di Bernardo Provenzano. Il j’accuse arriva dal colonnello Michele Riccio. Secondo le indicazioni date dal confidente (e aspirante pentito) Luigi Ilardo all’ufficiale dei carabinieri, si sarebbe tenuto un summit di mafia nelle campagne di Belmonte Mezzagno. Era tutto pronto, Ilardo era stato ‘preso’ per essere portato al casolare, al cospetto di Provenzano, ma l’operazione dei carabinieri non scattò mai. Nel pc di Milio anche gli atti dell’inchiesta a carico dell’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada.
Michele Riccio ha dichiarato in aula di aver ricevuto pressioni da parte di Carlo Taormina, suo avvocato nel 2001, affinché non parlasse delle confidenze che Ilardo gli avrebbe fatto su Marcello Dell’Utri. Per questa regione avrebbe revocato il mandato al suo legale e scritto una lettera al pm Nino Di Matteo (titolare del processo), chiedendo di rendere dichiarazioni.
Il prefetto Mario Mori è già stato processato per la mancata perquisizione al covo di Riina, ottenendo l’assoluzione. L’accusa è sostenuta anche dal pm della Dda di Palermo, Antonio Ingroia.